Lesioni distrofiche e preneoplastiche della vulva

 

La vulva è sede di molteplici affezioni di tipo dermatologico, malformativo, di lesioni preneoplastiche e neoplastiche.

Questa patologia vulvare rappresenta oggi per i medici e, in particolare, per i ginecologi un settore in crescente interesse legato principalmente all’aumento di incidenza delle patologie vulvari di origine infettiva ed immunologica ed all’incremento delle lesioni preneoplastiche, avvalorato dal fatto che le donne si rivolgono in prima istanza ai ginecologi per cercare di risolvere il loro problema. In tale direzione va anche lo sviluppo di società scientifiche nazionali ed internazionali, tra le quali la più rilevante è la ISSVD (Società Internazionale per lo studio della patologia vulvare) che fornisce costantemente precise indicazioni su terminologia e classificazione delle dermatosi vulvari, delle lesioni preneoplastiche e della vulvodinia.

La sintomatologia di quasi tutte le affezioni vulvari, neoplastiche e non, è assai aspecifica, a volte asintomatica ma spesso è rappresentata essenzialmente da prurito, bruciore, dispareunia, tracce ematiche.

Le patologie a carico della vulva comprendono:

  • Le dermatosi vulvari (psoriasi, dermatite seborroica, lichen planus) che rappresentano circa il 5-7% di tutte le patologie vulvari
  • Il lichen sclerosus e l’iperplasia cellulare squamosa (conseguente a dermatiti irritative o atopiche croniche) sono considerate lesioni benigne ma con potenziale evoluzione neoplastica, anche se la possibilità di una loro evoluzione è̀ calcolata attorno al 3-5% e rispondono bene a terapia medica.
  • Le neoplasie preneoplastiche intraepiteliali (le cosidette lesioni VIN) risultano in progressivo aumento, soprattutto nelle giovani donne ed in modo particolare in quelle con infezione da HPV.

Come le lesioni CIN a carico del collo dell’utero, anche le lesioni VIN si distinguono in:

  • Lesioni di basso grado (L-VIN) che corrispondono alle infezioni con effetto citopatico virale da HPV  (condilomi)
  • Lesioni di alto grado (H- VIN) che spesso richiedono una terapia chirurgica escissionale.

Per tutte queste patologie, al fine di una conferma istologica, è importante l’esecuzione di un prelievo bioptico che rappresenta un momento irrinunciabile nell’iter diagnostico per una lesione a carico della vulva.

Una volta evidenziata la lesione da sottoporre a biopsia è indispensabile preparare l’area interessata, attraverso una disinfezione ed infiltrazione di un anestetico locale con sottile ago per uso intradermico.

Le biopsie possono essere:

– di tipo incisionale di significato puramente diagnostico

– di tipo escissionale che può assumere anche un ruolo terapeutico

Per il prelievo bioptico si possono utilizzare diversi strumenti:

  • pinza di Keyes, rappresentata da un cilindretto metallico con margine tagliente adatto per biopsie a stampo
  • bisturi a lama fredda che permette di modulare sia la profondità sia l’estensione del prelievo.I margini della ferita devono essere suturati in maniera lineare, applicando punti staccati
  • ansa diatermica che, attraverso la modalità della funzione di taglio e coagulo, evita la successiva sutura.