Ambliopia (occhio pigro)

Ambliopia (occhio pigro)

 

L’ambliopia, patologia anche chiamata “dell’occhio pigro”, colpisce circa il 4% della popolazione mondiale. Questa condizione porta ad una riduzione più o meno marcata della capacità visiva di un occhio o, più raramente, di entrambi.

Brevemente si può dire che deriva da un’alterata trasmissione del segnale nervoso tra l’occhio e il cervello. Quest’ultimo privilegia quindi l’occhio con la maggiore acuità visiva rispetto a quello con acuità visiva ridotta.

Questa patologia, ad oggi, può essere trattata con possibilità di successo parziale o completo solamente intervenendo entro i primi 5-6 anni di vita di un bambino.

 

Cos’è l’ambliopia?

Solitamente monolaterale, l’ambliopia può essere determinata da patologie oculari che, durante lo sviluppo del sistema visivo del bambino nei suoi primi anni di vita (0-6 anni), impediscono allo stimolo visivo il raggiungimento della retina, dovuto ad esempio alla cataratta in età pediatrica, molto spesso congenita.

Frequentemente si presenta in occhi perfettamente sani dal punto di vista anatomico. La causa è da ricercarsi in una difetto di refrazione non corretto per tempo che altera la normale stimolazione sensoriale del sistema visivo.

 

Quali sono le cause dell’ambliopia?

Le cause più frequenti dell’ambliopia sono:

Lo strabismo, cioè un allineamento non corretto degli occhi, causato da un malfunzionamento dei nervi oculomotori che ne controllano i movimenti.

Cataratta congenita e ptosi palpebrale

Anisometropia, cioè la condizione in cui i due occhi hanno una rifrazione diversa.

 

Quali sono i sintomi dell’ambliopia?

I sintomi dell’occhio pigro sono molto raramente riferiti dal paziente data la sua giovane età e quindi l’incapacità di riportare la differenza visiva tra i due occhi. E’ quindi di fondamentale importanza sottoporre il bambino ad una visita oculistica preventiva entro i primi 3-4 anni di vita, indipendentemente dalla presenza o meno di sintomi. Ad oggi vi è la tendenza ad anticipare ulteriormente la visita oculistica al primo anno di vita del bambino al fine di avere una diagnosi il più possibile precoce.

Anche se l’occhio pigro colpisce solitamente solo un occhio, non sono rari i casi che interessi entrambi gli occhi.

 

Diagnosi

Gli esami utili per determinare una diagnosi di ambliopia sono:

Visita oculistica

Valutazione ortottica con studio della motilità oculare

 

Trattamenti

La terapia anti-ambliopica va individuata il più presto possibile in stretta collaborazione con l’ortottista che deve inizialmente valutare e quindi correggere i difetti refrattivi e/o delle cause che anatomicamente ostacolano la corretta proiezione sulla retina delle immagini dell’ambiente esterno (come cataratta o ptosi palpebrale), Si passa quindi alla terapia vera e propria che consiste nell’occlusione diretta dell’occhio con bende o adesivi semitrasparenti posti sugli occhiali.

 

Prevenzione

La diagnosi precoce è di fondamentale importanza per la prevenzione dell’ambliopia e del suo eventuale trattamento. Importante quindi è lo screening preventivo da effettuarsi anche a partire dall’età di sei mesi seguito da controlli periodici nell’arco dei primi 5-6 anni di vita del bambino.

Astigmatismo

Astigmatismo

 

L’astigmatismo, disfunzione oculare che può essere presente dalla nascita, può essere associato a miopia, ipermetropia e presbiopia, con differenti combinazioni tra i difetti e differenti livelli di gravità.

 

Che cos’è l’astigmatismo?

L’ astigmatismo è una disfunzione dell’occhio molto comune e solitamente facilmente curabile. Essa deriva dalla forma della cornea, membrana con curvatura ovale simile ad un pallone da rugby quindi non medesima sui diversi meridiani. Questa fa succede perché l’occhio ha differenti poteri di messa a fuoco lungo tutti i meridiani della cornea, provocando nei casi di minore entità un’inferiore nitidezza delle immagini. L’astigmatismo degrada la capacità visiva sia da lontano che da vicino e, rispetto alla presbiopia, non ha correlazione con l’età del paziente.

 

Quali sono le cause dell’astigmatismo?

La causa dell’astigmatismo può essere un’alterazione della curvatura della cornea che presenta un profilo ellissoidale, anziché una normale forma sferica. In questo caso i raggi di luce provenienti dal mondo esterno vengono proiettati in maniera non uguale nei vari punti della retina. L’occhio dell’astigmatico vede male sia da lontano che da vicino, gli oggetti possono apparire sfocati, sdoppiati.

 

Quali sono i sintomi dell’astigmatismo?

Come detto, dal momento che gli oggetti vengono proiettati sulla retina in modo disuguale alcune parti di essi sono a fuoco mentre altre sono fuori fuoco. Ad esempio nel vedere su un pannello la lettera “T” l’astigmatico può vedere la linea verticale a fuoco mentre la linea orizzontale fuori fuoco o viceversa. Il cristallino in alcuni casi può compensare in parte, mettendo a fuoco prima la linea verticale e poi quella orizzontale lasciando poi al cervello il compito di elaborare l’immagine. Nei casi più gravi, gli oggetti possono apparire distorti in diversi modi: per esempio un cerchio può essere percepito come una forma ovale. Lo sforzo visivo necessario per compensare questo difetto può essere causa di cefalea, affaticamento, bruciore e dolore che interessa i bulbi oculari e l’arcata ciliare, lacrimazione.

 

Diagnosi

Visita oculistica: di frequente chi è astigmatico se ne accorge solo dopo un’accurata valutazione medica. È importante sottoporsi periodicamente, sin da piccoli, a controlli preventivi di routine presso un oculista.

 

Gli esami utilizzati per diagnosticare il tipo di astigmatismo sono:

lettura dei caratteri della tabella ottotipica

Cheratometro o oftalmometro

Topografia corneale, per tracciare una mappatura punto per punto della curvatura della cornea

Tomografia corneale

Autorefrattometro

 

Test soggettivo della refrazione, che definisce esattamente, con la collaborazione del paziente, la corretta misura dell’astigmatismo

 

Trattamenti

Il trattamento dell’astigmatismo ha come obiettivo quello di compensare la curvatura irregolare che causa la visione offuscata. Si può ottenere con lenti correttive: occhiali o lenti a contatto. La diagnosi corretta e la prescrizione migliore dell’occhiale deriva sempre da un esame oculistico approfondito. Esami approssimativi aolitamente correggono in modo non sufficiente questo difetto. Esiste anche un’opzione chirurgica, in passato, infatti, questo difetto veniva corretto con chirurgia incisionale, come la cheratotomia radiale, metodo oramai obsoleto. Oggi si interviene con l’utilizzo del laser ad eccimeri.

Il laser ad eccimeri può correggere l’astigmatismo mediante la vaporizzazione a freddo del tessuto corneale in modo mirato. Questo può avvenire in superficie con diverse metodologie che si differenziano l’una dall’altra solo per la preparazione preliminare all’azione del laser: PRK, LASEK, epiLASIK, ASA. In alternativa può avvenire in profondità dopo avere tagliato e sollevato uno strato superficiale di cornea. L’applicazione eseguita dal laser ad eccimeri è identica per entrambi i due trattamenti.

Il fronte avanzato di questa metodologia chirurgica sono i trattamenti personalizzati, cioè un rimodellamento della cornea mediante laser ad eccimeri che tiene conto delle caratteristiche dell’individuo e che spesso consente una visione migliore rispetto ai trattamenti standardizzati.

La sezione di chirurgia refrattiva del Centro Oculistico dell’Istituto Clinico Humanitas è in possesso di un laser ad eccimeri di ultima generazione riconosciuto come uno degli strumenti chirurgici più all’ avanguardia presenti attualmente sull’intero mercato mondiale. Riesce ad intervenire con successo su astigmatismi molto più elevati rispetto a quelli che in passato era possibile trattare. Nel caso dell’astigmatismo, soprattutto se si tratta di un astigmatismo asimmetrico o irregolare, la chirurgia personalizzata offre un supporto fondamentale per ottenere un ottimo risultato dell’intervento . In questi casi la personalizzazione del trattamento è di fondamentale importanza per ottenere un risultato di qualità molto superiore alle aspettative della chirurgia standard.

 

Prevenzione

​Per prevenire l’astigmatismo è consigliato effettuare visite oculistiche sin dai 4 o 5 anni di età, ma, in caso di familiarità con malattie oculari, anche prima.

 

Blefarospasmo Essenziale

Blefarospasmo Essenziale

 

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che causa una contrazione involontaria con successiva chiusura a intermittenza e spesso completa delle palpebre.

 

Che cos’è il blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale è una patologia che colpisce entrambi gli occhi (bilaterale, cioè in modo asimmetrico) e si manifesta soprattutto in età senile. La chiusura non volontaria delle palpebre può essere sia continua che ad intermittenza. La frequenza delle contrazioni aumenta considerevolmente nel corso degli anni fino a portare ad una marcata limitazione della capacità visiva a causa dell’incontrollabilità dello spasmo.

 

Quali sono le cause del blefarospasmo essenziale?

La causa del blefarospasmo non è ancora del tutto chiara, ma si ritiene che sia collegata a un funzionamento non regolare di alcune strutture nervose poste alla base del cervello, cioè i gangli della base, che hanno una funzione importante nel controllo dei movimenti.

Anche alcuni farmaci (neurolettici, antistaminici, dopaminergici, anticonvulsivi, pilocarpina, carbacolo, alcuni anestetici) possono essere causa indiretta del blefarospasmo.

 

Quali sono i sintomi del blefarospasmo essenziale?

Il blefarospasmo essenziale inizialmente si manifesta con sensibilità alla luce, aumento della frequenza dell’ammiccamento e secchezza dell’occhio. Anche lo stress può contribuire a peggiorare i sintomi.

 

Diagnosi

Per diagnosticare il blefarospasmo è necessaria una visita medica accurata, dopo aver esaminato tutte le possibili cause secondarie di patologie oculari (blefarite, trichiasi, patologie corneali, glaucoma, uveiti, occhio secco).

Se si sospettano cause neurologiche si ricorre a scanner tomografico per andare ad escludere eventuale patologie della regione ponto cerebellare.

 

Trattamenti

La terapia è eseguita tramite sedute periodiche di somministrazione di tossina botulinica sulla chemodenervazione.

 

Calazio

Calazio

 

Il calazio è una cisti (o lipogranuloma) della palpebra che può formarsi a causa di una infiammazione cronica delle ghiandole del Meibomio, ghiandole che producono la componente lipidica delle lacrime. Un calazio, se di grosse dimensioni può anche causare astigmatismo a seguito della compressione della cornea.

 

Che cos’è il calazio?

Può essere sia acuto, sia cronico, problema che causa dolore, eritema e gonfiore della palpebra. Può trasformarsi in un nodulo duro alla palpazione. Il nodulo può svilupparsi alla superficie anteriore cutanea (calazio sovratarsale) o, più spesso, alla superficie posteriore della palpebra (calazio sottotarsale). Il materiale purulento contenuto può fuoriuscire, ma nel caso non lo facesse e rimanesse incistato deve essere rimosso per via chirurgica.

 

Quali sono le cause del calazio?

La formazione di un calazio può dipendere da stati ansiosi, patologie del tratto intestinale (come la colite spastica) e disordini alimentari.

 

Quali sono i sintomi del calazio?

La sintomatologia tipica del calazio è la percezione di un dolore continuo alla palpebra associato a una sensazione di fastidiosa pressione.

 

Diagnosi

La diagnosi del calazio, a seguito di visita oculistica, prevede l’analisi diretta da parte del medico.

In caso di lesioni ricorrenti e frequenti è consiglibile un esame istologico che permetta la diagnosi differenziale fra calazio, carcinoma sebaceo, carcinoma basocellulare e linfoma.

 

Trattamenti

La terapia medica del calazio prevede l’uso di pomate a base di antibiotici e steroidi. La palpebra deve essere tenuta pulita per mantenere sgombri i dotti delle ghiandole, evitando impacchi caldo-umidi se la cute risulta arrossata ed infiammata.

La terapia chirurgica consiste nell’incisione seguita da un raschiamento (courettage). Per evitare cicatrici si tende ad intervenire dall’interno della palpebra. Meno frequentemente si interviene dall’esterno mettendo, poi, dei punti. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e in regime ambulatoriale, ad eccezione dei bambini, che devono di essere necessariamente sedati.

 

Prevenzione

Per prevenire il calazio è necessario seguire un regime di alimentazione curato e regolare, consumando con cautela insaccati, dolci e altri cibi ricchi di sostanze grasse, soprattutto se di origine animale.

Un’accurata e regolare pulizia del bordo delle palpebre aiuta a mantenere puliti i dotti delle ghiandole. Soggetti particolarmente predisposti a sviluppare un calazio possono pulire più accuratamente ciglia e palpebre con un bastoncino di cotone imbevuto di acqua tiepida o, in casi particolari, utilizzando shampoo specifici.

Cellulite orbitaria

Cellulite orbitaria

 

La cellulite orbitaria è una infiammazione con conseguente infezione della regione orbitale e periorbitaria che compromette l’area anteriore del setto orbitario (cellulite presettale). In alcune casi può interessare anche le strutture posteriori del setto. E’ più frequente nei bambini ma può insorgere a qualsiasi età.

 

Che cos’è la cellulite orbitaria?

La cellulite orbitaria inizialmente si presenta sotto forma di una neoformazione calda e dolorosa che si propaga rapidamente in un lasso di 5-10 giorni. La sua diffusione può essere causa un difetto pupillare (midriasi), dell’alterazione della visione e della motilità oculare. Le possibili complicanze sono:

  • Lagoftalmo
  • Entropion
  • Necrosi palpebrale

 

Quali sono le cause della cellulite orbitaria?

Si presenta, nella maggior parte delle volte, come una diretta complicazione di una sinusite, specialmente se si tratta di sinusite etmoidale. È quindi strettamente legata alla presenza di microorganismi quali S. pneumoniae, S. aureus, S. piogene e H. influenza.

 

Quali sono i sintomi della cellulite orbitaria?

La cellulite orbitaria determina i seguenti sintomi a danno della capacità visiva:

  • peggioramento della vista e del movimento oculare

A livello oculare si possono individuare:

  • edema delle palpebre
  • palpebre infiammate e calde
  • rigonfiamento della congiuntiva a seguito di un accumulo di liquidi (chemosi congiuntivale)
  • rigonfiamento del bulbo oculare verso l’esterno (esoftalmo irriducibile)
  • dolori all’occhio (dolori orbitari e periorbitari)

In alcuni casi:

  • febbre
  • nausea
  • vomito
  • debolezza generale
  • nei casi più gravi, reazione meningea, delirio, coma

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede ad una visita medica seguita da TAC delle orbite e dei seni.

 

Trattamenti

La terapia per la cura della cellulite orbitaria consiste in una somministrazione di sistemica di antibiotici ad ampio spettro d’azione. Fondamentale il supporto del medico nell’individuare il dosaggio adeguato e nell’agire il più rapidamente possibile.

 

Prevenzione

Un’adeguata terapia della sinusite e di fondamentale importanza per la prevenzione della cellulite orbitaria.

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

Cheratocongiuntivite secca (Sindrome di Sjogren)

 

La cheratocongiuntivite secca ha i sintomi tipici dell’occhio secco (bruciore e scarsa lacrimazione), ma ha una causa specifica differente, e cioè nel danno alle ghiandole lacrimali tipiche della Sindrome di Sjogren. La Sindrome di Sjogren, malattia autoimmune, è una malattia infiammatoria cronica. Insorge più di frequente nelle donne in età compresa fra i 40 e i 60 anni.

Si associa solitamente a secchezza della fauci (xeroftalmia e xerostomia).

 

Che cos’è la cheratocongiuntivite secca?

Due sono le forme di cheratocongiuntivite secca, primaria e secondaria.

Quando compare isolatamente è detta Sindrome di Sjogren primaria, quando compare associata ad una malattia del collagene, una connettivite come l’artrite reumatoide è detta Sindrome di Sjogren secondaria.

 

Quali sono le cause della cheratocongiuntivite secca?

La causa della cheratocongiuntivite secca è dovuta ad un processo autoimmune delle ghiandole lacrimali.

 

Quali sono i sintomi della cheratocongiuntivite secca?

I sintomi sono:

  • Secchezza oculare
  • Prurito
  • Sensazione di un corpo estraneo
  • Arrossamento
  • Bruciore e dolore
  • Fotofobia

 

Nelle forme sistemiche, quelle che coinvolgono tutte le ghiandole esocrine, si associa a secchezza di tutte le mucose corporee: orale, vaginale, tracheale, bronchiale, esofagea e gastrica.

 

Diagnosi

Per diagnosticare questa malattia è richiesta una visita medica. Gli esami a cui sottoporsi sono:

  • But (break-up time)
  • Test di Schirmer

 

La componente sistemica è da indagare con una ricerca di autoanticorpi (antinucleo, anti antigeni nucleari, anticellule duttali, REUMATEST). Occorre anche una valutazione reumatologica.

 

Trattamenti

La terapia impiega sostituti lacrimali: lacrime artificiali dense e gel o pomata lubrificante e riepitelizzante da applicare alla sera.

Sono anche consigliati farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans) o Steroidi di superficie nei casi con maggiore sintomatologia.

Nei casi più gravi, come accade per l’occhio secco, può essere indicata l’occlusione del puntino lacrimale inferiore con un piccolo tappo di collagene o di silicone (punctum plug) e talvolta l’uso di lenti a contatto terapeutiche a protezione corneale.

In tutti i casi è consigliata la somministrazione di integratori a base di vitamina E di Omega 3.

Cheratocono

Cheratocono

 

Il cheratocono è una malattia degenerativa a seguito di una inferiore rigidità strutturale della cornea. Si manifesta solitamente nell’infanzia o nella pubertà e progredisce in buona parte dei casi fino ai 35-40 anni. In alcuni soggetti può progredire anche oltre tale età. Associazioni con altre malattie sono frequenti, ad esempio con l’atopia (predisposizione ereditaria alle malattie allergiche), l’amaurosi congenita di Leber, le distrofie corneali, il trisomia 21 (mongolismo), la malattia della tiroide, la malattia del collagene (lassità dei legamenti articolari), ecc.

 

Che cos’è il cheratocono?

Consiste in un graduale indebolimento del tessuto che si assottiglia e si estroflette all’apice assumendo una forma a cono. Anche se spesso in misura diversa, in genere colpisce entrambi gli occhi. Si stima che ne sia affetta 1 persona ogni 1500, stima che raddoppia nei casi di alterazioni riconducibili al cheratocono. La comparsa e l’evoluzione della malattia sono molto variabili. Nei casi più progrediti, quando l’assottigliamento grave del tessuto corneale comporta un imminente rischio di perforazione, si interviene con il trapianto di cornea.

 

Quali sono le cause del cheratocono?

Le cause del cheratocono non sono conosciute, ma alcuni studi sperimentali hanno portato ad supporre che alla sua base ci siano cause genetiche che ne influenzano l’insorgenza e fattori esterni come allergie o microtraumi da sfregamento che ne condizionano il progresso. L’aumento di alcuni enzimi specifici, fra cui le proteasi e una diminuzione dei loro inibitori, determina instabilità e alcune cellule della cornea, nello specifico i cheratociti, deputati al costante rinnovamento del tessuto, lavorano in modo irregolare, con la conseguente riduzione dello spessore della cornea e conseguente degenerazione e deformità.

 

Quali sono i sintomi del cheratocono?

La capacità visiva con il progredire della malattia diviene progressivamente più sfuocata e nonostante l’utilizzo di occhiali, è scarsamente migliorabile. Il deficit visivo è fortemente invalidante negli stadi più avanzati della malattia e difficilmente correggibile tramite l’ausilio di lenti a contatto.

 

Diagnosi

Per contrastare e fermare il cheratocono prima che raggiunga stadi di sviluppo preoccupanti è necessaria una diagnosi tempestiva.

Per la diagnosi di cheratocono sono disponibili vari esami che permettono di individuare la malattia con largo anticipo rispetto alla comparsa dei sintomi:

  • la tomografia corneale, che studia curvatura, elevazione e spessore della cornea a più livelli e grazie allo studio degli indici topometrici e tomografici (Belin-Ambrosio) permette di rivelare anche le forme più lievi di ectasia corneale e documentarne l’avanzamento.
  • La topografia corneale che permette di avere una mappa di curvatura e una mappa altitudinale della superficie anteriore della cornea
  • La pachimetria che misura lo spessore della cornea e, grazie ad una mappatura atta ad evidenziare lo spessore corneale in ogni suo punto, di individuare e determinare il punto più sottile.

 

Esami diagnostici che misurino la resistenza corneale alla deformazione con soffio di aria possono svelare le forme di più difficili di diagnosi.

 

Trattamenti

La terapia del cheratocono può prevedere:

Cross-Linking corneale, in particolare nelle fasi preliminari, in caso di dimostrata evoluzione della malattia

Rimodellamenti corneali associati a Cross-Linking

Impianto di anelli intrastromali

Cheratoplastica lamellare anteriore profonda (DALK)

Cheratoplastica perforante (PKP)

Un ausilio per aumentare l’acutezza visiva prevede l’utilizzo di occhiali o lenti a contatto e non rappresenta un’opzione terapeutica.

 

Prevenzione

Trattandosi di una malattia ereditaria non è possibile attuare una prevenzione, questo rende indispensabile una diagnosi precoce. Trattare infatti la malattia all’inizio può spesso conservare un’ottima vista a volte senza dover ricorrere a correzione con trattamenti minimamente invasivi. Una diagnosi tardiva può significare il dover ricorrere al trapianto.

 

Vivamente consigliate sono le visite oculistiche durante la fase dello sviluppo a 3, 6 e 12 anni, quando esista familiarità per la malattia (un parente affetto) e quando esistano sintomi quale visione sfuocata scarsamente correggibile con gli occhiali. Tali visite devono però essere effettuate con tutta la diagnostica necessaria, come la topografia corneale e gli altri esami segnalati, per poi procedere ad una diagnosi il più possibile precoce.

 

Cisti della palpebra

Cisti della palpebra

 

Le cisti sono neoformazioni da consistenza duro-elastica e dal contenuto liquido o semisolido di solito capsulate, generate dalla struttura da cui derivano, solitamente una ghiandola o il suo dotto escretore.

 

Che cosa sono le cisti della palpebra?

Le cisti dermoidi, di solito di origine congenita, racchiudono materiale di provenienza epidermica e cutanea, possono generarsi a livello superficiale, sottocutaneo, in profondità nelle palpebre o a livello dell’orbita.

 

Le cisti di Moll (idrocistoma apocrino delle ghiandole di Moll) sono piccole, tonde, contengono un liquido semitrasparente e si formano lungo il bordo della palpebra, agli angoli degli occhi.

 

Le cisti di Zeis (idrocistoma eccrino delle ghiandole di Zeiss) sono piccole, tonde e contengono una secrezione biancheggiante.

 

Le cisti sebacee, spesso individuate nell’angolo interno dell’occhio e derivanti dalle ghiandole sebacee, racchiudono materiale caseoso.

 

Esistono, poi, le milia, delle cisti multiple superficiali, bianche e tondeggianti e che derivano dai follicoli piliferi e dalle ghiandole sebacee.

 

Quali sono le cause delle cisti della palpebra?

I batteri sono una delle cause principali della formazione delle cisti, come ad esempio lo stafilococco. Le cisti dermoidi sono invece congenite e i milia possono essere secondari a traumi, infezioni cutanee, radioterapia o malattie bollose. L’ostruzione del dotto di una ghiandola, la blefarite cronica, cosmetici scaduti o non correttamente rimossi prima di coricarsi e scarsa igiene sono altre possibili cause delle cisti della palpebra.

 

Quali sono i sintomi delle cisti della palpebra?

Le cisti si mostrano come una sacca chiusa da una membrana sulle palpebre o intorno agli occhi. Sono presenti arrossamenti, gonfiore, dolenza, discromie, secrezioni, prurigine e fastidio alla chiusura delle palpebre.

 

Diagnosi

Per diagnosticare la presenza di una cisti è di solito sufficiente un’analisi clinica.

 

Trattamenti

Nella maggior parte dei casi, è necessaria la rimozione chirurgica delle cisti e l’esame istologico delle stesse e del loro contenuto.

La rimozione prevede l’escissione chirurgica completa con asportazione della capsula:

  • per le cisti dermoidi, è previsto un esame istologico dopo la rimozione chirurgica completa. Se si sospetta anche un’infiammazione dell’orbita oculare, prima di intervenire è necessario uno studio dell’imaging radiologico
  • per le cisti di Moll, sono previsti esami che escludano il trattarsi di un idrocistoma eccrino o di un carcinoma basocellulare cistico.

 

Prevenzione

L’igiene delle dita, delle mani e della pelle attorno agli occhi è fondamentale per evitare la comparsa delle cisti della palpebra. Per impedire il contagio e la diffusione della cisti è meglio evitare di toccare o sfregare gli occhi e di utilizzare cosmetici.

Congiuntivite

Congiuntivite

 

La congiuntivite è classificata come disturbo acuto se persiste al massimo quattro settimane, o altrimenti come malattia cronica.

 

Quali sono le cause della congiuntivite?

La congiuntivite può essere provocata da germi (batteri, virus, miceti o protozoi), fattori tossici esterni o interni all’organismo, allergie, farmaci e alterazioni della secrezione lacrimale.

 

Quali sono i sintomi della congiuntivite?

I sintomi sono rossore, infiammazione, lacrimazione aumentata, fotofobia e secrezioni che, nel caso della congiuntivite cronica, durano più di 4 settimane e possono interessare la cornea, che si mostra con la cheratite puntata superficiale.

Le forme virali sono associate anche a formazioni sferoidali semitrasparenti sulla congiuntiva (reazione follicolare) o, molto spesso, all’infiammazione dei linfonodi sottomandibolari e periauricolari.

Frequentemente, invece, le congiuntiviti di origine allergica, sono associate a prurito, secrezioni acquose e rigonfiamento della palpebra. Le forme batteriche mostrano secrezione purulenta.

 

Diagnosi

La diagnosi della congiuntivite si basa su una visita medica.

In caso di forma infettiva batterica che non risponda agli antibiotici ad ampio spettro, si effettua un tampone congiuntivale da sottoporre poi a test microbiologici e ad un antibiogramma per analizzare l’eventuale resistenza agli antibiotici da parte dei batteri per poter poi individuare la terapia più idonea.

Per le forme allergiche può essere utile una consulenza allergologica.

In caso di significativi sintomi respiratori è consigliabile una visita otorinolaringoiatrica.

 

Trattamenti

La terapia della congiuntivite, concordata con lo specialista oculista, è basata su colliri cortisonici, antibiotici, antivirali, antifungina o antistaminica. In alcune casi viene prescritta l’assunzione di detti antibiotici, antivirali o antistaminici per via orale.

Sono indicati trattamenti desensibilizzanti con stabilizzatori della membrana mastocitaria nel caso di congiuntivite allergica cronica

 

Prevenzione

La prevenzione della congiuntivite passa da un’adeguata igiene e, nel caso delle forme infettive, evitando il contagio tra occhi.

In caso di allergie note è opportuno evitare l’esposizione all’allergene.

Daltonismo

Daltonismo

 

Condizione altrimenti nota anche come “cecità ai colori”, il daltonismo è un’anomalia visiva che comporta un’alterata percezione dei colori. La cecità ai colori può essere di due forme: totale o parziale; la cecità totale, detta acromatopsia, è molto rara. Le persone affette da tale forma non sono in grado di distinguere alcun colore e risultano molto sensibili alla luce. Più diffusa è invece la cecità parziale ai colori, detta discromatopsia, che riguarda l’insensibilità totale o la scarsa sensibilità a uno o più colori, solitamente il verde e il rosso. Questo disturbo della vista prende il nome da John Dalton, chimico e fisico inglese che ne era affetto e che per primo lo descrisse nel lontano 1794.

 

Che cos’è il daltonismo?

Il daltonismo è caratterizzato da:

  • protanopia in caso di insensibilità totale al colore rosso e di protanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • deuteranopia in caso di insensibilità totale al colore verde e deuteranomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore
  • tritanopia in caso di insensibilità totale al colore blu e tritanomalia in caso di scarsa sensibilità a questo colore (le ultime due sono malattie genetiche piuttosto rare)

 

Quali sono le cause del daltonismo?

Il daltonismo deriva dal malfunzionamento delle cellule sensoriali che, nonostante siano tutte presenti (i coni rossi, verdi e blu), alcune di loro non lavorano correttamente, determinando così la mancanza di capacità totale o parziale da parte dei soggetti di riconoscere specifici colori. Generalmente questo disturbo ha un’origine ereditaria, ma può manifestarsi anche in seguito ad altre cause ed essere monolaterale o bilaterale.

 

Il daltonismo “acquisito” può essere dovuto a:

opacità del cristallino, che porta a una leggera alterazione della sensibilità blu-giallo

abuso di alcol, negli soggetti affetti da alcolismo si può rilevare una diminuzione della sensibilità ai colori, soprattutto dello spettro blu-giallo piuttosto che rosso-verde

traumi cranici, che possono comportare un’alterata sensibilità ai colori

diverse altre patologie a carico dell’occhio, che possono portare a deficit del senso cromatico

 

Nella popolazione europea, il daltonismo interessa circa l’8% degli uomini e l’1% delle donne. Questa notevole differenza che si riscontra tra uomini e donne è dovuta al fatto che la protanopia e la deuteranopia sono individuate nei geni presenti nel cromosoma sessuale X che nelle donne è presente in duplice copia. Dunque, affinché una donna manifesti questo disturbo visivo è necessario che entrambi i cromosomi X presentino gli alleli per il daltonismo, mentre nell’uomo è sufficiente che siano presenti sull’unico cromosoma X.

 

Quali sono i sintomi del daltonismo?

La sintomatologia del daltonismo è caratterizzata dall’alterata percezione dei colori. I soggetti che soffrono di protanopia o protanomalia hanno difficoltà in particolare a visualizzare le tonalità rosse, le persone con deuteranopia e deuteranomalia hanno difficoltà a visualizzare il verde mentre coloro che soffrono di tritanopia e tritanomalia hanno difficoltà a visualizzare il colore blu.

 

Come prevenire il daltonismo?

Non è possibile prevenire il daltonismo ereditario, cioè la forma più diffusa di questo disturbo. Qualcosa si può invece fare per prevenire il daltonismo “acquisito”, cercando di evitare tutte quelle condizioni che possano predisporre al suo sviluppo tra cui evitare un abuso di alcolici, tenere sotto controllo la salute degli occhi ed evitare traumi cranici.

Degenerazione maculare senile (DMS)

Degenerazione maculare senile (DMS)

 

La degenerazione maculare senile è una malattia legata all’invecchiamento degli individui che colpisce la macula, cioè la parte più centrale della retina. È la causa principale della perdita della visione centrale dopo i 55 anni d’età. Si differenzia in due forme: una forma non essudativa o “secca” e una forma essudativa o “umida”.

 

Cos’è la degenerazione maculare senile?

Nella degenerazione maculare senile “secca” compaiono lesioni peculiari denominate drusen. Si tratta di ammassi di scorie cellulari che possono riassorbirsi o calcificare.

 

Nella degenerazione maculare “umida” oltre alle lesioni sopracitate, si presenta anche la formazione anomala di nuovi vasi sotto la retina (membrana neovascolare sottoretinica). Questi vasi sono responsabili dell’evoluzione essudativa della degenerazione maculare.

 

Fattori di rischio sono l’età, la familiarità, il sesso femminile, la razza caucasica, il fumo, l’ipertensione arteriosa, l’eccessiva esposizione alla luce durante l’arco di vita, l’obesità ed infine una dieta ricca di grassi e colesterolo.

 

Quali sono le cause della degenerazione maculare senile?

Al processo degenerativo maculare concorrono la indurimento dei vasi localizzati sotto la retina (coroide), l’accumulo di lipidi e le alterazioni del metabolismo dell’epitelio pigmentato retinico (strato di cellule sottoretinico). Al verificarsi di queste condizioni il fisiologico metabolismo della retina è impedito.

 

Quali sono i sintomi della degenerazione maculare senile?

Nelle fasi iniziali la malattia può essere asintomatica, soprattutto se interessata un solo un occhio. Si può notare una riduzione della visione centrale, uno sfuocamento delle parole durante la lettura, un’area scura al centro del campo visivo (scotoma) e una distorsione delle linee rette (metamorfopsie). L’alterazione delle immagini è un sintomo abituale all’insorgere della degenerazione maculare essudativa e deve indurre il paziente ad una visita oculistica urgente.

 

Nella forma “secca” agli accumuli di scorie possono seguire alterazioni atrofiche della retina, cioè perdita di parte del tessuto retinico con successivo calo della capacità visiva.

Nella forma “umida”, la causa dell’essudazione sierosa e delle emorragie sono i vasi anomali che si raccolgono sotto la retina. La funzione visiva centrale ne risulta gravemente compromessa.

 

Diagnosi

La diagnosi di DMS si attua mediante visita oculistica con esame del fondo oculare e con il supporto di esami strumentati quali:

OCT (tomografia ottica a luce coerente), esame non invasivo.

Angiografia retinica (fluorangiografia) e coroideale (angiografia con verde di indocianina).

 

Trattamenti

Un’azione protettiva della retina si ottiene mediante l’integrazione alimentare con antiossidanti quali zinco, vitamina C, vitamina E e betacarotene. Ai pazienti affetti da degenerazione maculare senile non essudativa o “secca” vengono prescritti integratori alimentari per diminuire il rischio che la patologia evolva in forma essudativa o “umida”.

In caso di degenerazione maculare essudativa il trattamento più diffuso si attua per mezzo di iniezioni intravitreali di farmaci che contrastano la formazione di nuovi vasi (anti-VEGF e VEGF-Trap). L’iniezione del farmaco nell’occhio, per quanto possa risultare una pratica invasiva, è meno dolorosa di un’iniezione intramuscolare e si esegue in ambiente sterile e in anestesia locale con i soli colliri anestetici.

 

Prevenzione

La prevenzione della degenerazione maculare senile è legata principalmente alla riduzione dei fattori di rischio, quindi al controllo dell’ipertensione sistemica, del fumo di sigaretta e ad un’alimentazione corretta. Frutta, verdura e pesce, con il suo alto contenuto di acidi grassi omega 3, sono associati a un minor rischio nel contrarre questa malattia.

È sempre utile una visita oculistica dopo i 50 anni e, se stabilito dal medico, eseguire periodici test di autovalutazione per identificare tempestivamente eventuali mutamenti visivi.

Sono inoltre disponibili test genetici allo scopo di valutare in tutti i pazienti con familiarità per tale patologi la predisposizione allo sviluppo di patologie maculari legati all’età.

 

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

Dermatite da contatto o atopica della palpebra

 

La dermatite da contatto della palpebra è una reazione infiammatoria della pelle caratterizzata da una anomala risposta del sistema immunitario verso una sostanza scatenante, chiamata allergene.

 

Che cos’è la dermatite da contatto della palpebra?

La dermatite da contatto si percepise con una manifestazione improvvisa di eruzione cutanea nell’area attorno all’occhio o con l’accumularsi di liquidi nelle palpebre (edema palpebrale) e una lieve secrezione acquosa.

 

Quali sono le cause della dermatite da contatto della palpebra?

Le cause della dermatite da contatto possono essere dovute alla reazione anomala a colliri o cosmetici. Fra i più frequenti allergeni che interessano l’area oculare ci sono:

nichel

coloranti

cromo

rame

cobalto

 

(Sostanze spesso presenti nei cosmetici)

 

Quali sono i sintomi della dermatite da contatto della palpebra?

I sintomi di una dermatite da contatto sono:

prurigine

lacrimazione

infiammazione

gonfiore

iperemia

 

Diagnosi

Per la diagnosi si procede ad una visita medica andando ad escludere dermatiti irritative, tossiche e infettive e ad esami allergologici per determinare l’allergene responsabile di tale reazione:

Prick test

Patch test

Rast sierici

 

Trattamenti

La dermatite da contatto palpebrale si cura in fase acuta con l’applicazione di pomate a bassa quantità steroidea (desametazone crema 0.05%) sulla regione palpebrale interessata per un arco di 4-5 giorni. In caso di necessità si integra la terapia con un antistaminico orale. Trattamenti desensibilizzanti possono essere utili nel lungo termine.

 

Prevenzione

Per prevenire la dermatite l’unica attenzione da porre è evitare accuratamente agenti e sostanze conosciute come responsabili della reazione allergica.

Disordini delle ciglia

Disordini delle ciglia

 

I disordini delle ciglia sono disturbi riconoscibili in anomalie del numero di ciglia, dette distichiasi e quelle della loro posizione, dette trichiasi. I due tipi di disordine possono anche essere compresenti e, in genere, sono più frequenti sulla palpebra inferiore associate solitamente ad una posizione palpebrale.

 

Cosa sono i disordini delle ciglia?

La distichiasi è contraddistinta dalla presenza di una fila in più di ciglia in corrispondenza dello sbocco delle ghiandole di Meibomio, responsabili della formazione della componente sebacea del liquido lacrimale.

L’anomalia tipica della trichiasi è, invece, un alterato orientamento delle ciglia, che le porta a perdita parziale o totale del rivestimento nella parte corneale.

 

Quali sono le cause dei disordini delle ciglia?

Cause dei disordini delle ciglia possono essere blefariti croniche, entropion, traumi, ustioni chimiche, esiti di interventi chirurgici, tracoma, sindrome di Stevens-Johnson e pemfigoide oculare.

 

Quali sono i sintomi dei disordini delle ciglia?

I principali disturbi collegati a distichiasi e trichiasi sono prurito, bruciore, lacrimazione, percezione di corpo estraneo nell’occhio, secrezione mucosa e arrossamenti dell’occhio fino a provocare dolore.

Gli esiti possono essere cicatrici corneali persistenti con compressione visiva.

 

Diagnosi

La diagnosi, esclusivamente clinica, è basata sulla visita oculistica.

 

Trattamenti

La terapia può essere medica o chirurgica, a seconda della situazione:

  • La terapia medica è indicata in caso di congiuntivite o cheratite ed è basata sull’applicazione locale di antibiotici, preferibilmente sotto forma di pomate.
  • La terapia chirurgica permette di correggere l’eventuale alterazione palpebrale alla base del disordine ciliare. Anche in questo caso è però raccomandabile, nell’attesa dell’intervento, l’uso di una pomata antibiotica da abbinarsi a un lubrificante artificiale denso, meglio se in forma di gel, che possa ridurre i danni alla cornea dovuti dallo sfregamento delle ciglia e riducendo, allo stesso tempo, i sintomi del disturbo.

 

Nell’eventualità in cui le ciglia in trichiasi siano presenti in numero limitato è possibile eliminarle con sedute multiple di elettrocoagulazione.

Il medico può anche suggerire la programmazione di trattamenti definitivi di elettrolisi delle ciglia. Questi trattamenti consistono in sei sedute almeno, da eseguirsi a cadenza mensile.

 

Prevenzione

La prevenzione dei disordini delle ciglia si basa sulla prevenzione delle malattie cui essi sono associati.

Distacco della retina

Distacco della retina

 

Il distacco della retina è una delle più serie urgenze che riguardano l’occhio e la vista. Il distacco si verifica quando uno strato della retina, tessuto fondamentale alla base del sistema visivo, si alza trascinando con sé i vasi sanguigni che portano ossigeno e nutrienti all’occhio. Dopo appena 48 ore dal distacco comincia la morte cellulare che provoca la perdita graduale della vista, soprattutto se la parte di retina che è andata a staccarsi è quella centrale.

 

Cos’è il distacco della retina?

Si differenziano quattro tipologie diverse di distacco di retina:

 

Regmatogeno (DRR): è il distacco più frequente, è causato da una rottura della retina che permette l’ingresso nell’area sottoretinica di liquido.

 

Trazionale: è determinato dalla formazione di membrane sulla superficie retinica in grado da creare una tensione che solleva la retina. È tipico un fenomeno tipico nei casi di ischemia retinica, provocata dal diabete, dalle trombosi venose o dalla retinopatia precoce

 

Essudativo: è provocato dalla presenza d’infiammazione o di lesioni vascolari o neoplastiche che vanno a formare dei liquidi nella parte sottostante la retina

 

Forme miste

Quando il distacco interessa la parte più centrale della retina, la regione maculare e la fovea, la perdita della capacità di visione è molto più grave e la possibilità di recuperare la vista è compromessa.

 

Quali sono le cause del distacco della retina?

Il distacco della retina può verificarsi in seguito a:

Liquefazione vitrea e distacco posteriore del vitreo (DVP). Sono processi legati all’invecchiamento dell’individuo e alla storia naturale dell’occhio. L’accumulo di liquido (umor vitreo), che cambia consistenza con l’avanzare dell’età, diventa più denso o più voluminoso. Questo può provocare un sollevamento della retina nei punti in cui essa è più fragile.

La degenerazione a palizzata, invece, consiste in un’aderenza forte dell’umor vitreo ai bordi retinici, che può facilmente portare ad un distacco della retina.

La pseudofachia. Può essere una conseguenza di un intervento di cataratta che quindi rappresenta un fattore di rischio per il distacco di retina.

Traumi

Diabete

Malattie infiammatorie

Malattie genetiche, come la sindrome di Marfan o la sindrome di Ehler Danlos

 

Quali sono i sintomi del distacco della retina?

Il distacco della retina è sempre preavvisato da alcuni segnali:

Comparsa improvvisa di puntini e corpi scuri fluttuanti davanti alla vista (miodesopsie)

Bagliori di luce improvvisi percepiti in uno o entrambi gli occhi

Oltre il 50% dei pazienti con DR lamenta la sintomatologia del DVP, che include visione di fotopsie (bagliori di luce) e di miodesopsie (piccoli corpi mobili scuri) nei giorni precedenti al distacco o fenomeni come lo scotoma, ovvero un’ombra o che sembra coprire parte del campo visivo

 

Diagnosi

La diagnosi si ottiene attraverso un’attenta visita oculistica che permette di accertare la rottura e il distacco della retina. E’ importante, infatti, riuscire a differenziare i diversi tipi di distacco retinico, capire cioè se ci si trova di fronte ad un distacco regmatogeno, trazionale, essudativo o misto.

Nel caso sia possibile esaminare perfettamente la retina, l’ecografia oculare è utilizzata per determinarne il suo stato.

 

Trattamenti

La terapia a seguito del distacco della retina deve essere messa in atto il più rapidamente possibile, onde evitare che con il passare del tempo si verifichi una perdita completa della vista, atrofia del bulbo oculare fino ad uno sviluppo di un glaucoma neovascolare.

I trattamenti standard sono:

Fotocoagulazione con laser argon. Lo scopo di questo intervento è quello di produrre una cicatrice intorno alla rottura che ne impedisca l’ingresso di liquido nello spazio sottostante.

Quando il distacco coinvolge invece un’area significativamente ampia della retina è necessario intervenire per via chirurgica. La chirurgia per il distacco di retina prevede essenzialmente due tipi di interventi:

Ab-esterno: chirurgia episclerale senza entrare all’interno dell’occhio.

Ab-interno: la vitrectomia.

 

Prevenzione

La comparsa di corpi scuri nella vista e bagliori di luce (miodesopsie e fotopsie) sono sintomi che devono mettere in allarme il paziente che deve quindi sottoporsi al più presto ad una visita oculistica. La miglior prevenzione consiste nel conoscerne i sintomi e in controlli periodici della vista. È importante sapere che le miodesopsie non scompariranno con il passare del tempo, ma saranno sempre visibili, in particolar modo in presenza di variazioni di luce. Con il passare del tempo, tuttavia, le macchie si ridurranno lievemente e il fastidio diminuirà.

Ectropion

Ectropion

 

L’ectropion è un disturbo dell’occhio in cui la palpebra inferiore è rivolta verso l’esterno e, quindi, tende ad allontanarsi dal bulbo oculare.

 

Che cos’è l’ectropion?

La caratteristica principale dell’ectropion è una rotazione verso l’esterno di una parte o dell’intera palpebra inferiore. La rotazione compromette i puntini lacrimali (le aperture ovali da cui partono i dotti lacrimali), che con il passare del tempo, essendo esposti ad agenti esterni, si restringono accumulando cheratina. La conseguenza di questa modificazione dei puntini lacrimali è l’epifora, cioè la fuoriuscita delle lacrime verso l’esterno dell’occhio. In questa circostanza alla congiuntiva (la membrana che ricopre il bulbo oculare e la parte interna delle palpebre) e alla cornea viene a mancare la normale lubrificazione e la protezione delle palpebre. Ciò favorisce un’infiammazione secondaria, un ingrossamento della parte interna della palpebra (il tarso) che va a peggiorare ulteriormente l’ectropion fino a portare allo sviluppo di una cheratopatia, malattia che nei casi più graci può causare l’ulcerazione e la perforazione della cornea.

 

Quali sono le cause dell’ectropion?

L’ectropion può essere di origine congenita, senile, paralitica, meccanica e cicatriziale.

 

Quali sono i sintomi dell’ectropion?

Inizialmente privo di sintomi, in fasi più avanzate l’ectropion è associato a lacrimazione e, in alcuni casi, ad infiammazione, sensazione di corpo estraneo nell’occhio e produzione di secrezioni.

 

Diagnosi

Per diagnosticare l’ectropion è necessaria una visita oculistica.

 

Trattamenti

Il trattamento chirurgico è l’unico trattamento in grado di far fronte all’ectropion.

L’intervento, eseguito in anestesia locale ed in regime di day hospital, deve essere programmato tenendo conto del tipo e del grado di severità della malattia.

La terapia medica è prevista solo al fine di prevenire e trattare la congiuntivite e la cheratite secondaria.

 

Prevenzione

In attesa dell’intervento chirurgico, sono consigliabili misure atte a prevenire danneggiamenti della cornea. Applicando gel o pomate si limitano i danni ed i sintomi associati all’ectropion.

Entropion

Entropion

 

L’entropion è una malattia oculistica in cui una parte della palpebra tende a ruotare verso l’interno dell’occhio.

 

Che cos’è l’entropion?

La rotazione verso l’interno della palpebra, condizione tipica dell’entropion, mette in contatto le ciglia con la superficie della cornea. Questo continuo sfregamento, risultato di questo contatto, causa non solo un notevole fastidio ma anche va a compromettere la superficie della cornea, dove si possono sviluppare danni come ad esempio la cheratite puntata superficiale o l’ulcerazione.

 

Quali sono le cause dell’entropion?

L’entropion può essere di origine congenita, senile, paralitica o meccanica. Inoltre può essere il risultato cicatriziale di ustioni chimiche, di un trauma, di un tracoma (un’infezione della congiuntiva e della cornea) o di un pemfigoide (una malattia autoimmune della pelle).

 

Quali sono i sintomi dell’entropion?

I principali disturbi associati all’entropion sono l’infiammazione dell’occhio, la lacrimazione, una sensazione diffusa di presenza di corpo estraneo e chiusura persistente e involontaria delle palpebre.

 

Diagnosi

La diagnosi dell’entropion prevede la visita oculistica.

 

Trattamenti

Il trattamento chirurgico è l’unico trattamento in grado di eliminare l’entropion.

L’intervento, eseguito in anestesia locale ed in regime di day hospital, deve essere programmato in base alla tipologia e al grado di severità dell’entropion.

La terapia medica è indicata solo per la prevenzione e il trattamento della congiuntivite e della cheratite secondaria. Solo in caso di entropion spastico viene effettuato un controllo con chemodenervazione chimica con sedute ripetute di tossina botulimica.

 

Prevenzione

In attesa dell’intervento sono consigliabili misure di prevenzione dei danni alla cornea. Fra le misure più adatte, segnaliamo lo srotolamento manuale della palpebra utilizzando un cerotto, l’uso di un lubrificante artificiale denso e quello di gel o pomate che possano limitarne il danno causato dallo sfregamento riducendone i sintomi.

Fistola Carotido-Cavernosa

Fistola Carotido-Cavernosa

 

La fistola carotido-cavernosa è il effetto di una comunicazione non corretta tra l’arteria carotide e il seno cavernoso. Questo porta ad un aumento della pressione venosa che può provocare un’ischemia, una rottura dei vasi sanguigni, mettendo a serio rischio la capacità visiva.

 

Che cos’è la fistola carotido-cavernosa?

Esistono due forme di fistola: una forma diretta, che va a coprire circa il 70-90% dei casi e una forma indiretta. Nella fistola diretta, a seguito di un irregolarità della parete interna dell’arteria carotide, l’elevato flusso sanguigno arterioso si riversa direttamente nel seno cavernoso. Nella fistola indiretta, invece, (shunt durale) l’arteria carotide intracavernosa è integra, il sangue passa attraverso le branche meningee delle arterie carotidee interne o esterne nel seno cavernoso.

 

Quali sono le cause della fistola carotido-cavernosa?

Nella fistola diretta l’elevato fluire di sangue può portare ad una rottura spontanea o postraumatica.

 

Nel caso della fistola indiretta una malformazione congenita può essere la causa che determina la rottura spontanea in associazione ad un trauma anche lieve o ad uno stiramento. Particolarmente a rischio sono i pazienti affetti da ipertensione arteriosa.

 

Quali sono i sintomi della fistola carotido-cavernosa?

I sintomi della fistola diretta possono essere improvvisi e molto marcati:

chemosi e iperemia dei vasi episclerali

proptosi

oftalmoplegia

grave riduzione della capacità visiva

aumento della pressione intraoculare

ischemia del segmento anteriore

 

La sintomatologia nella fistola indiretta è certamente più lieve e sfumata rendendo quindi più difficile la sua diagnosi. In principio si presenta con:

rossore causato dalla dilatazione dei vasi congiuntivali di uno o di entrambi gli occhi

incremento della pressione intraoculare

fondo oculare normale o moderata congestione venosa

lieve proptosi

oftalmoplegia (da paresi del VI nervo cranico)

all’auscultazione meningea il timing del soffio è sincrono alla sistole

 

La diagnosi differenziale serve a distinguere la fistola congiuntivite cronica da altre patologie quali l’orbitopatia tiroidea e le malformazioni arterovenose orbitarie.

 

Diagnosi

La diagnosi della Fistola Carotido-Cavernosa effettua sottoponendo il paziente ai seguenti esami:

imaginig radiologico: ecografia oculare con ecocolordoppler, che evidenzia l’inversione del flusso causato all’arterializzazione del seno cavernoso;

la risonanza magnetica RMN e l’angio RMN, che evidenziano i segni della stasi.

Un consulto multidisciplinare con specialisti di neurochirurgia e neuroradiologia vanno a completare il percorso diagnostico.

 

Trattamenti

Nei casi in cui la fistola, sia essa diretta o indiretta, non si dovesse chiudere spontaneamente o dopo l’attuazione di opportune manovre compressive, si deve ricorre al trattamento embolizzante che consiste nell’inserimento di sostanze ad effetto trombotico nella zona soggetta ad anomala comunicazione andandola a chiudere. Tale sistema è eseguibile sia per via trans arteriosa (arteria femorale) che per via trans venosa (vena femorale) e viene chiamata radiologia interventistica.

Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare

Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare

 

Le patologie dell’interfaccia vitreo-retinica sono un insieme di modificazioni fisiche dell’occhio che possono portare ad un danneggiamento grave della vista. Tra queste patologie ci sono il Foro Maculare e la Sindrome da trazione Vitreo-Maculare. Il Foro Maculare consiste nella rottura della retina a causa di un distacco del vitreo posteriore (DVP).

 

Cos’è il foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Questa patologia si presenta più di frequente nelle donne, circa il 72% dei casi, ed è strettamente legata all’età: più del 50% delle pazienti hanno un’età tra i 65-74 anni. La probabilità che la malattia interessi entrambi gli occhi e di circa 8-10%.

Circa la metà dei fori maculari hanno una remissione spontanea entro un anno. Il 74% progredisce negli stadi III-IV. Allo stadio III-IV solo il 4 % dei casi si chiude spontaneamente.

 

Quali sono le cause del foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Alla base del foro maculare ci sono formazioni di cicatrici e cisti, l’accumulo di strati di cellule e di liquidi che possono provocare il distacco della retina.

Le cause più frequenti del distacco della retina vanno ricercate in:

L’invecchiamento dell’occhio

L’accumulo di liquidi al di sotto della retina

Traumi

Diabete

Malattie infiammatorie

 

Quali sono i sintomi del foro maculare e la sindrome da trazione vitreo-maculare?

Sintomi principali delle patologie a carico dell’interfaccia vitreo-retinica sono:

Messa a fuoco alterata, detta anche metamorfopsia

Scotoma, cioè la comparsa di una macchia centrale, simile a un’ombra o ad un velo, in un’area del campo visivo con conseguente riduzione della vista con diversi gradi di intensità

 

Diagnosi

La diagnosi viene formulata in seguito a visita oculistica e seguente tomografia a coerenza ottica (OCT).

La tomografia permette di verificare il grado di avanzamento del danno a carico dell’occhio:

I.A: Presenza di trazione vitreo-maculare con una ciste di spessore parziale (retina interna) nella fovea.

I.B: Presenza di trazione vitreo-maculare con una ciste di spessore totale (coinvolge la retina esterna) nella fovea.

II: Foro maculare a tutto spessore con aderenza parziale dell’opercolo retinico. Ialoide posteriore parzialmente adesa in regione foveale.

III: Foro maculare a tutto spessore senza opercolo adeso e diametro inferiore a 400 microns. Ialoide posteriore non adesa in regione foveale.

IV: Foro maculare a tutto spessore senza opercolo adeso e diametro superiore a 400 microns. Ialoide posteriore non adesa in regione foveale.

 

Trattamenti

A seconda del danno rilevato all’occhio dipende l’urgenza di un intervento chirurgico. Solitamente si interviene quando i fori maculari raggiungono lo stadio II o superiore, mentre si mantengono in osservazione quelli nello stadio I. L’intervento di routine è la vitreoctomia che prevede il peeling della membrana limitante interna e l’uso di una sostanza tamponante, come aria, gas o olio di silicone, che favorirà la chiusura del foro.

Recenti studi hanno dimostrato che l’Ocriplasmina (JETREA) è di grande utilità nella cura della sindrome di trazione vitreo-maculare. Essa consiste in un’iniezione nella cavità vitrea di questo enzima.

 

Prevenzione

Con la griglia di Amsler, un test di autovalutazione attuato direttamente dal paziente, la percezione alterata delle immagini o la comparsa di metamorfopsie può essere agevolmente individuabile.

Nel caso in cui il paziente vedesse le righe ondulate, è importante che si rivolga all’oculista specialista in patologie retiniche.

 

Glaucoma

Glaucoma

 

Il glaucoma è una malattia cronica progressiva a carico del nervo ottico e che può portare alla perdita della vista.

 

Che cos’è il glaucoma?

Seconda causa di disabilità visiva e cecità in Italia, il glaucoma è causato all’aumento della pressione interna dell’occhio e in alcuni casi alla conseguente riduzione dell’apporto sanguigno verso il nervo ottico (responsabile della passaggio delle informazioni visive al cervello). Manifestazioni di questo danno è la perdita del campo visivo inizialmente nelle parti periferiche che via via va a coinvolgere la parte centrale del campo visivo, compromettendo la vista.

 

Quali sono le cause del glaucoma?

Per mantenersi tonico e sano, l’occhio esegue al suo interno un costante ciclo di produzione e assorbimento di umore acqueo. Questo processo avviene a livello del trabecolato, parte dell’occhio deputata appunto al deflusso dell’umore acqueo dall’interno verso l’esterno dell’occhio attraverso il circolo sanguigno. Sin caso di malfunzionamento del trabecolato, il processo di riassorbimento dell’acqua è rallentato, provocando un aumento della pressione all’interno dell’occhio che può danneggiare il nervo ottico e, di conseguenza, portare allo sviluppo del glaucoma.

 

In alcuni casi il nervo ottico può danneggiarsi anche senza un aumento della pressione, verosimilmente per una riduzione dell’apporto di sangue allo stesso nervo.

Esistono poi forme congenite di glaucoma che si manifestano già alla nascita.

 

Quali sono i sintomi del glaucoma?

Dapprima, il paziente non avverta sintomi dovuti all’aumento della pressione. Successivamente a seguito di danneggiamento del nervo ottico si iniziano a perdere le parti laterali del campo visivo. La prima a danneggiarsi è quindi la visione laterale, superiore e inferiore, e non quella centrale; per questo motivo il deficit non viene tempestivamente percepito dal paziente, che inizia ad urtare oggetti e ad avere difficoltà alla guida, senza però accorgersi della perdita di porzioni laterali di campo visivo.

 

La progressione della malattia non è lineare e quando si aggrava si arriva a perdere la visione centrale in modo rapido. Nella fase terminale della malattia, le possibilità terapeutiche sono poco, è quindi necessario sottoporsi a controlli oculistici periodici preventivi.

Diagnosi

Oltre all’esame refrattivo per la prescrizione di lenti, la prima visita prevede, l’esame del segmento anteriore dell’occhio e del fundus oculi:

una tonometria che misura la pressione intraoculare

una pachimetria che misura lo spessore della cornea

una gonioscopia che distingue tra i vati tipi di glaucoma

Successivamente potrebbero essere prescritti altri esami:

uno studio del campo visivo per valutare la sensibilità della retina

una tomografia ottica a luce coerente (OCT) delle fibre nervose peripapillari o del segmento anteriore e della bozza filtrante per controllare lo spessore delle fibre nervose attorno al nervo ottico

una perimetria computerizzata FDT (frequency doubling technology) per valutare eventuali modificazioni o riduzione del campo visivo

 

In altri casi particolari si prescrivono ulteriori esami

un test della sensibilità al contrasto e test dei colori

una fluorangiografia per controllare la presenza di aree ischemiche periferiche in caso di glaucoma neovascolare

un’iridografia in caso di glaucoma uveitico e neovascolare

un’ecografia A-B scan in caso non sia possibile utilizzare colliri che dilatano le pupille o in caso di cataratta che renda difficoltosa la osservazione del fondo oculare

 

Trattamenti

Il glaucoma può essere trattato, almeno nella fase iniziale, con terapia medica farmacologica (colliri). Se questo non risultasse sufficiente a ridurre la pressione oculare o il danno del campo visivo continuasse a progredire nonostante una riduzione della pressione si ricorre all’intervento chirurgico e in alcuni casi a terapie parachirurgiche (laser).

I trattamenti chirurgici che eseguiamo sono:

La trabeculectomia (è l’intervento standard per il glaucoma)

Impianto drenante Ex-PRESS®

La sclerectomia profonda (in pazienti che presentano già gravi peggioramenti del campo visivo)

L’endociclofotocoagulazione.

 

La chirurgia della cataratta (pupille miotiche, sinechiate, pseudoesfoliatio lentis) può a volte essere sufficiente a ridurre la pressione oculare o può facilitare l’esecuzione di un intervento successivo per glaucoma.

I possibili interventi parachirurgici sono:

La ciclofotocoagulazione con laser a diodi (particolarmente indicata in caso di glaucoma grave non responsivo ad altre terapie precedentemente provate, sia colliri che interventi chirurgici)

L’iridotomia YAG laser adatta soprattutto alla prevenzione del glaucoma acuto ma anche risolutiva in caso di attacco acuto di glaucoma o nella gestione di pazienti con blocco pupillare posteriore della sindrome da dispersione di pigmento.

L’ALT (trabeculoplastica argon laser): indicata in giovani pazienti con valori non troppo elevati di tono oculare, o in pazienti intolleranti ai colliri o pazienti che abbiano già sottoposti ad intervento per glaucoma con esito non ottimale e tono oculare che inizia ad aumentare nuovamente. Si usa questo intervento parachirurgico anche come supporto alla terapia medica in pazienti che non possono essere sottoposti ad intervento chirurgico.

L’iridoplastica laser (adatta in caso di una rara forma di glaucoma, detta sindrome da iride a plateau)

La goniopuntura laser (da eseguirsi alcuni giorni dopo un intervento di sclerectomia profonda ottimizzandone i risultati dello stesso)

L’argonlisi precoce delle suture del tassello sclerale in pazienti già operati di trabeculectomia o impianto Ex-PRESS (da eseguirsi alcuni giorni dopo l’intervento per ottimizzarne il risultato finale)

 

Prevenzione

I soggetti maggiormente rischio di glaucoma, e ai quali viene consigliato di sottoporsi a visite oculistiche periodiche, sono:

soggetti con parenti affetti da glaucoma (in questo caso il rischio di sviluppare un glaucoma arriva anche al 10-15%)

soggetti con uno spessore corneale ridotto, che si può valutare (o è già stato valutato) per mezzo di una pachimetria

soggetti con un disco ottico alterato nella sua normale anatomia (riscontrabile con un esame del fundus). Un disco ottico con sospetto per glaucoma ha un bordo assottigliato e una escavazione centrale piuttosto accentuata. Nei casi più avanzati cambia anche il suo colorito abbandonando il colore roseo per essere sostituito da un bianco pallido.

soggetti con difetti del campo visivo tali da far sospettare una diagnosi di glaucoma

pazienti con alcuni difetti oculari predisponenti al glaucoma, come ad esempio la pseudoesfoliatio lentis, la sindrome da dispersione di pigmento o un angolo irido corneale di ridotte dimensioni

i miopi elevati e i diabetici

pazienti che assumono pillole o eseguano iniezioni a base di cortisonici per lunghi periodi a seguito di problemi di salute generale (es. malattie reumatiche, oncologiche, ecc.), In questo caso si consigliano controlli periodici in quanto l’utilizzo prolungato di tali farmaci potrebbe far aumentare il tono oculare (cortico responders)

Invecchiamento (o Aging) del terzo superiore del volto

Invecchiamento (o Aging) del terzo superiore del volto

 

L’aging, o invecchiamento del terzo superiore del volto è un fenomeno del tutto naturale che si verifica con l’avanzare dell’età. Con il passare degli anni le palpebre e i tessuti del volto tendono a perdere tonicità e volume e la pelle diventa lassa perdendo elasticità a seguito di un assottigliamento del collagene e dell’atrofizzazione del derma.

 

Che cos’è l’invecchiamento (o aging) del terzo superiore del volto?

Normalmente l’invecchiamento coinvolge entrambi i lati del volto, dove un’eccedenza di cute della palpebra superiore può essere associata alla protrusione di un’ernia di grasso che compare dal setto orbitario (struttura legamentosa di contenimento).

 

Quali sono le cause dell’invecchiamento (o aging) del terzo superiore del volto?

L’aging è favorito da fattori ambientali come l’esposizione al sole, oppure dal fumo. Questi fattori riducono l’efficienza dei meccanismi di riparazione dei tessuti e vanno ad accrescere il processo di invecchiamento.

 

Quali sono i sintomi dell’invecchiamento (o aging) del terzo superiore del volto?

Con l’invecchiamento le palpebre superiori hanno un aspetto cadente per via della dermatocalasi , un eccesso di pelle. Le pieghe delle palpebre diventano indefinite e possono andare a determinare una diminuzione, anche ragguardevole, del campo visivo superiore. Un processo di invecchiamento analogo si verifica anche nelle palpebre inferiori, dove la manifestazione più comune è la comparsa delle cosiddette borse.

 

Diagnosi

La diagnosi è esclusivamente clinica e serve a distinguere l’invecchiamento da forme di pseudoptosi (retrazione palpebrale controlaterale, sindrome della cavità vuota, ptosi del sopracciglio) e forme miste associate a ptosi (dermatocalasi con mutata funzione del muscolo elevatore palpebrale). Per questo sono utili i seguenti esami:

  • Esame del campo visivo. Serve per individuare la gravità della patologia, in modo da distinguere un danno esclusivamente estetico da un deficit funzionale rilevante in cui più del 40% dei settori superiori dell’occhio siano compromessi.
  • Visita ortottica
  • Imaging radiologico
  • Consulto multidisciplinare tra specialisti

 

Trattamenti

La terapia chirurgica, che può essere decisa solamente solo dopo una corretta diagnosi, prevede una blefaroplastica, che consiste nella rimozione dell’eccesso di cute, grasso e, se necessario, di parte di tessuto muscolare.

A migliorare il risultato del trattamento chirurgico può seguire una terapia medica basata sull’uso della tossina botulinica, che limita le cosiddette “zampe di gallina” ringiovanendo gli occhi, riduce le rughe glabellari (poste alla radice del naso) e quelle della fronte.

 

Prevenzione

Per prevenire l’invecchiamento del terzo superiore del volto è consigliato l’uso di creme con adeguato fattore di protezione solare e eliminare il vizio del fumo.