Omatropina

Omatropina

 

L’omatropina viene utilizzata nel trattamento di alcuni tipi di infiammazione dell’occhio per dilatare la pupilla. Inoltre può essere utilizzata nella terapia dello strabismo, nel trattamento di alcune forme di cataratta in fase iniziale, in caso di nictalopia e di miopia durante l’infanzia.

L’omatropina viene inoltre utilizzata per dilatare la pupilla prima di alcuni esami diagnostici.

Che cos’è l’omatropina?

L’omatropina agisce bloccando il neurotrasmettitore acetilcolina. In questo modo rilassa il muscolo ciliare, portando alla dilatazione della pupilla.

Come si assume l’omatropina?

L’omatropina viene somministrata sotto forma di collirio.

Effetti collaterali dell’omatropina

L’omatropina può appannare la vista e rendere gli occhi più sensibili alla luce.

Fra gli altri suoi possibili effetti avversi sono inclusi:

  • prurito, bruciore e sensazione di punture nell’occhio
  • irritazione al sito di applicazione

È importante contattare subito un medico in caso di:

  • rash cutaneo
  • orticaria
  • difficoltà respiratorie
  • senso di oppressione al petto
  • gonfiore di bocca, volto, labbra o lingua
  • difficoltà di minzione
  • bocca secca
  • dolore agli occhi
  • febbre
  • arrossamenti o pelle secca
  • battito cardiaco irregolare o accelerato
  • instabilità

Controindicazioni e avvertenze

L’omatropina è controindicata in caso di glaucoma o di rischio di glaucoma.

Prima di assumerla è importante informare il medico:

  • di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze
  • dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, citando in particolare antistaminici, farmaci contro il Parkinson e antidepressivi triciclici
  • se si soffre (o si ha sofferto) di problemi alla cornea, intorpidimenti dovuti a danni ai nervi, blocco della vescica, problemi alla prostata o difficoltà di minzione
  • in caso di sindrome di Down
  • in caso di gravidanza o allattamento

L’uso di omatropina compromette la capacità di guidare e di manovrare macchinari pericolosi.

Il farmaco non deve essere ingerito.

Onde d’urto

Onde d’urto

 

Le onde d’urto focali, introdotte in medicina agli inizi degli anni novanta per la cura dei calcoli renali (litotripsia urologica), da più di un decennio vengono impiegate anche per curare molte patologie dell’apparato muscolo scheletrico (tendini ed ossa principalmente).

Metodica non invasiva, le onde d’urto sono in molti casi una valida opzione terapeutica per la cura di molte patologie (anche in fase acuta) grazie alle sue proprietà benefiche di tipo antinfiammatorio, antidolorifico ed “anti-edema” (cioè per contrastare il “gonfiore”), nonché per stimolare la riparazione tissutale. In tempi più recenti, infatti, si sono mostrate efficaci anche nell’ambito della rigenerazione cutanea, accelerando il processo di guarigione di piaghe, ulcere e ferite “difficili” di varia origine, anche post-traumatica.

Che cosa sono le onde d’urto?

Le onde d’urto sono onde acustiche (impulsi sonori di natura meccanica), prodotte da appositi generatori (i litotritori), ed in grado poi di propagarsi nei tessuti in sequenza rapida e ripetuta.

Sono caratterizzate da una particolare forma d’onda (prima fase di pressione positiva, seguita da una altrettanto rapida fase, meno ampia, di pressione negativa), che le differenzia dagli ultrasuoni e che, nel suo complesso, è responsabile degli effetti biologici positivi applicabili in campo terapeutico.

A livello microscopico, la stimolazione con le onde d’urto è paragonabile ad una sorta di “micro-idromassaggio” profondo sui tessuti e sulle cellule in grado di indurre queste ultime a reagire positivamente, con produzione di sostanze ad azione antinfiammatoria e di fattori di crescita che stimolano la rigenerazione dei tessuti stessi, a partire dalle cellule staminali.

Questo tipo di stimolazione meccanica può in molti casi essere applicata con successo (in associazione con altre terapie codificate) anche per la riduzione dell’ipertono muscolare in condizioni di spasticità di diversa origine, sia degli arti inferiori che superiori, seppur con meccanismo d’azione parzialmente ancora ignoto.

Grazie a questi effetti biologici di base da più di un decennio l’uso delle onde d’urto si è ampiamente diffuso, dal campo urologico all’ambito ortopedico, fisiatrico e riabilitativo, ma con sostanziali differenze legate al fatto che si agisce su tessuti viventi e non su concrezioni calcifiche non vitali (come invece i calcoli).

Ben tollerate, non invasive, ripetibili e di grande efficacia clinica, le onde d’urto focali, in taluni casi opportunamente selezionati, si dimostrano essere anche un’alternativa all’intervento chirurgico, oppure una soluzione per la cura dei postumi di un trauma o di un intervento chirurgico stesso.

Inoltre:

-le onde d’urto focali possono agire in modo sinergico (cioè di rinforzo) con altre terapie, o anche di potenziamento ed accelerazione dei risultati attesi da un intervento chirurgico;

-il trattamento con onde d’urto eseguito in prima istanza non preclude la possibilità di poter poi intervenire con altre soluzioni terapeutiche (ad esempio chirurgiche).

 

Le modalità di esecuzione della terapia con onde d’urto sono differenti a seconda che si tratti di patologie ossee, patologie tendinee e muscolari, spasticità o patologie cutanee.

La durata di ogni seduta può variare dai 10-15 minuti nel caso di applicazioni sui tessuti “molli” (tendini, muscoli e cute) a tempi maggiori (fino ad un’ora) per i trattamenti sull’osso.

Il paziente viene generalmente fatto accomodare in posizione supina sul lettino o seduta. Durante tutta la durata della terapia il paziente è sotto costante e diretto controllo medico, in modo da modificare il livello di energia anche in funzione della sensibilità del paziente.

 Le onde d’urto sono sicure ed efficaci

Il trattamento con onde d’urto focali è una metodica non invasiva, ambulatoriale, sicura e di comprovata efficacia. La terapia è pressoché priva di effetti collaterali di rilievo clinico e ben tollerata (se correttamente eseguita), oltre che ripetibile. I vantaggi che ne derivano per il paziente sono ormai internazionalmente riconosciuti e comprovati da circa 15 anni di esperienza nella pratica clinica quotidiana.

 Le tecnologie in Humanitas

L’Istituto Clinico Humanitas, centro di riferimento regionale e nazionale di alta specializzazione per il trattamento con onde d’urto focali, dispone di due litotritori di ultimissima generazione grazie ai quali è possibile eseguire tutti i tipi di trattamento attualmente contemplati dalle linee guida nazionali ed internazionali. I due litrotritori presenti a disposizione sono:

-il litotritore con generatore elettromagnetico (indicato per i trattamenti sia ad alta energia sull’osso, sia a più bassa energia, eseguiti sui “tessuti molli” e in particolare sui tendini)

-il litotritore con applicatore “defocalizzato” (indicato per il trattamento di tendini, muscoli, ulcere, “ferite difficili” e cicatrici chirurgiche dolorose).

 

Follow up

Il trattamento con onde d’urto focali può, in taluni casi, avere un effetto antidolorifico immediato, ma questo non costituisce la regola. In genere, i benefici si manifestano progressivamente con il passare delle settimane. Per poter correttamente valutare l’efficacia della terapia, è consigliabile un periodo di follow up di circa 2-3 mesi. In questo periodo saranno indicati l’astensione dall’attività sportiva ed il riposo.

Inoltre, nel caso di trattamenti eseguiti per problemi di consolidazione ossea (per esempio nelle pseudoartrosi), poiché è fondamentale la stabilità meccanica per la guarigione, potrà essere prescritto un tutore di immobilizzazione dell’arto, o l’uso di stampelle.

Il trattamento con onde d’urto focali si rivela efficace nella cura di molte patologie a carico delle ossa e dei tessuti “molli” (tendini, legamenti), grazie alle sue proprietà benefiche di tipo antinfiammatorio, antidolorifico ed “antiedema” (cioè per contrastare il “gonfiore”), nonché per stimolare la riparazione tissutale:

-trattamento con le onde d’urto contro le calcificazioni

-modulazione delle onde d’urto per le patologie infiammatorie in fase acuta (cioè di più recente insorgenza e già di per sé stesse molto dolorose)

-trattamento con onde d’urto per la rigenerazione dei tessuti (per la cura di ulcere cutanee di varia origine e patologie affini).

-trattamento con onde d’urto per la cura delle fratture.

Le onde d’urto sono dolorose o pericolose?

NO, se eseguite secondo i protocolli terapeutici codificati e con apparecchiature idonee sono generalmente ben tollerate. Soprattutto se si tratta di trattamenti per patologie dei tessuti “molli” (tendini e legamenti).

In alcuni casi, se il paziente dovesse avvertire un leggero fastidio, il medico può comunque dosare l’intensità dell’energia ed il numero di colpi applicati, per far sì che il trattamento venga meglio tollerato e sia comunque efficace. Inoltre, alcuni protocolli terapeutici prevedono un aumento progressivo dell’energia applicata, in modo da consentire al paziente di adattarsi senza troppa difficoltà.

Nel caso di trattamenti sull’osso, per cui si applicano energie maggiori e per una durata di tempo superiore, è possibile che il dolore risulti più intenso e che sia necessario ricorrere ad anestesia locale.

Trattandosi di terapia non invasiva, è sicura e pressoché priva di effetti collaterali di rilievo.

In genere, possono verificarsi dopo applicazione di alte energie:

-piccoli ematomi, petecchie ed ecchimosi superficiali e di breve durata;

-risveglio temporaneo della sintomatologia dolorosa. La riacutizzazione del dolore dopo trattamento con onde d’urto non deve essere interpretato come un evento avverso o negativo, ma come una possibile risposta positiva alla stimolazione meccanica sui tessuti.

Il trattamento con onde d’urto focali è una terapia definita “manu-medica”, ossia eseguita dal medico con specifica competenza in materia. Fondamentalmente, di criticità non ve ne sono: come tutti i trattamenti di tipo “biologico”, che implicano una risposta da parte dei tessuti, il risultato (soprattutto per la rigenerazione ossea ed, in minor misura, cutanea) non è immediato, ma si manifesta nel corso dei mesi che seguono alla fine del trattamento stesso.

Va tuttavia precisato che le onde d’urto non sostituiscono in tutti i casi la terapia chirurgica.

Le onde d’urto hanno controindicazioni?

Ad oggi vengono riconosciute le seguenti controindicazioni, distinte in assolute e relative.

Sono controindicazioni assolute:

-la presenza di strutture delicate e sensibili, come encefalo, midollo spinale e gonadi nel campo focale;

-la presenza di patologie tumorali e di tromboflebiti dove si dovrebbero applicare le onde d’urto;

-la gravidanza

-la presenza di organi cavi (es. polmone ed intestino) nel campo focale (nel passaggio infatti dell’onda sonora dal mezzo solido a quello gassoso si potrebbero verificare lesioni dei tessuti).

Sono considerate controindicazioni relative:

-la presenza di Pace Maker o elettrostimolatori di diversa origine (in particolare per i pazienti portatori di Pace Maker, si dovrà porre attenzione a quale tipo di generatore utilizzare);

-la vicinanza di cartilagini ancora in fase di accrescimento (in realtà ormai questa viene considerata più una precauzione che una vera controindicazione, poiché in numerosi studi sperimentali è stata dimostrata l’assenza di effetti lesivi)

-le malattie o le alterazioni della coagulazione del sangue (coagulopatie con tendenza al sanguinamento): in tali casi, il medico valuterà per ogni singolo paziente l’idoneità o meno al trattamento, ed eventualmente anche il tipo di strumentazione da utilizzare.

 

Risponde la Dott.ssa Cristina D’Agostino:

Le onde d’urto focali sono molto dolorose?

Le onde d’urto focali provocano ematomi anche cospicui?

Le onde d’urto focali sono ripetibili?

Le onde d’urto focali possono essere applicate nelle patologie in fase acuta?

Le onde d’urto focali sono indicate in tutte le patologie ortopediche?

Le onde d’urto focali sono radiazioni ionizzanti?

Le onde d’urto focali possono essere applicate solo in presenza di calcificazioni?

Esiste il rischio di lesione ad ossa, tendini, nervi o altre strutture anatomiche?

Le onde d’urto possono essere prescritte anche “a scopo preventivo”?

Le onde d’urto focali possono in alcuni casi essere considerate l’ultima soluzione prima dell’ intervento chirurgico?

L’effetto terapeutico delle onde d’urto e’ immediato?

E’ vero che le onde d’urto focali possono essere utilizzate anche per la rigenerazione dei tessuti cutanei?

 

Onde d’urto contro le calcificazioni

Onde d’urto contro le calcificazioni

 

La terapia con onde d’urto non viene applicata per “rompere o frantumare” le calcificazioni di tendini, legamenti ed articolazioni, ma per risolvere l’infiammazione e la degenerazione tissutale di cui la calcificazione può essere la conseguenza. In alcuni casi, dopo il trattamento con onde d’urto le calcificazioni possono scomparire, si tratta però di un fenomeno che può richiedere molti mesi e soprattutto si verifica non per frantumazione ma per azione biochimica di scioglimento, legata alla riattivazione della circolazione localmente a livello microscopico.

Il trattamento con onde d’urto in ambito muscolo-scheletrico può quindi essere eseguito indipendentemente dalla presenza o meno di calcificazioni. Ad oggi inoltre non vi sono dati ed esperienze scientifiche che supportino l’indicazione di eseguire onde d’urto, a scopo preventivo, in presenza di calcificazioni tendinee e in pazienti asintomatici (cioè che non lamentano dolore o fastidio).

Onde d’urto modulate per la cura di patologie infiammatorie in fase acuta

Onde d’urto modulate per la cura di patologie infiammatorie in fase acuta

 

Onde d’urto con energie molto basse e modulabili per piccoli incrementi ad ogni livello consentono di trattare anche le patologie infiammatorie in fase acuta (cioè di più recente insorgenza e già di per sé stesse molto dolorose). Questo grazie alla possibilità di utilizzare tecnologie avanzate e di ultimissima generazione.

Questo offre un indubbio vantaggio terapeutico per i pazienti: contrariamente a quanto si possa pensare, le patologie in fase acuta sono le più indicate per questo tipo di cura, poiché il paziente trae maggior giovamento ed in tempi più rapidi, con più veloce recupero e ripristino della funzione articolare.

 

Onde d’urto per la cura delle fratture

Onde d’urto per la cura delle fratture

 

Le onde d’urto a più alta energia sono in grado di riattivare i processi di guarigione dell’osso (osteogenesi riparativa) favorendo ed accelerando la guarigione delle fratture che stentano a saldarsi (pseudoartrosi e ritardi di consolidazione).

Questa metodica risulta estremamente efficace soprattutto per quei pazienti che non hanno ottenuto successo con altre terapie conservative (mediche, farmacologiche e/o fisioterapiche), o addirittura con l’intervento chirurgico.

L’evoluzione delle tecnologie ha permesso di disporre di macchinari (i litotritori) sempre più sofisticati, in grado di colpire l’area interessata in modo estremamente preciso. Questo consente di lavorare con estrema selettività anche su aree molto piccole ed in prossimità di strutture anatomiche importanti (quali vasi e nervi).

 

 

Onde d’urto per la rigenerazione dei tessuti

Onde d’urto per la rigenerazione dei tessuti

 

Mentre in alcuni casi le onde d’urto vengono utilizzate a scopo puramente “palliativo”, per via delle loro proprietà antidolorifiche, in altri casi le onde d’urto focali hanno un vero e proprio effetto “curativo” (guariscono cioè dall’infiammazione e/o rigenerano i tessuti).

Negli anni più recenti infatti, oltre a chiarirsi le modalità di azione antiinfiammatoria, è stata scoperta anche la capacità delle onde d’urto di promuovere la formazione di nuovi piccoli vasi sanguigni (neoangiogenesi), azione indispensabile per la rigenerazione dei tessuti, con possibilità di applicazione pratica nel trattamento delle ulcere cutanee di varia origine e patologie affini (es. ferite “difficili” e perdite di sostanza post-traumatiche).

Nel caso della rigenerazione tissutale, l’applicazione dell’onda d’urto serve ad innescare un processo curativo che si completerà nel corso delle settimane successive. Il risultato è simile a quello ottenuto con un intervento chirurgico, ma con l’indubbio vantaggio di ricevere un trattamento non invasivo.

Onde d’urto: litotritore con applicatore “defocalizzato”

Onde d’urto: litotritore con applicatore “defocalizzato”

 

Oltre alla cura con onde d’urto di tendini e muscoli, questo litotritore permette anche di trattare ulcere, “ferite difficili” e cicatrici chirurgiche dolorose.

È dotato di generatore elettroidraulico di ultima generazione, ed essendo di dimensioni contenute e manovrabile manualmente, consente di muoversi su regioni anatomiche anche ampie, adattandosi alle diverse superfici corporee e trattando eventualmente anche tutti i punti dolorosi, compresi anche i cosiddetti “trigger points”, ovvero punti di particolare concentrazione del dolore.

Inoltre, cambiando il tipo di applicatore (con emissione di onde d’urto defocalizzate), consente di eseguire i diversi tipi di trattamento per stimolare la rigenerazione dei tessuti cutanei (ulcere, “ferite difficili” e cicatrici dolorose).

 

Onde d’urto: litotritore con generatore elettromagnetico

Onde d’urto: litotritore con generatore elettromagnetico

 

Indicato per i trattamenti con onde d’urto sia ad alta energia sull’osso sia a più bassa energia, eseguiti sui “tessuti molli” e in particolare sui tendini, si tratta di un litotritore dotato di un sistema di puntamento di precisione, collegato ad un braccio articolato e movibile in parte automaticamente. Questo consente di puntare il bersaglio da trattare con estrema precisione (es. una pseudoartrosi), aumentando le probabilità di successo della terapia.

Il riconoscimento del “bersaglio” anatomico da trattare può essere eseguito sia tramite controllo ampliscopico (un breve “flash” radiografico), sia tramite controllo ecografico, praticato simultaneamente ed in linea con la direzione di emissione del “fronte” di onde d’urto.

Questo tipo di controllo ecografico, detto “in-line” (poiché il fascio ecografico degli ultrasuoni utile per riconoscere la regione anatomica da trattare è parallelo ed interno alla sorgente di produzione ed avanzamento delle onde d’urto stesse), consente all’operatore di visualizzare istante per istante, con precisione, la posizione di applicazione delle onde d’urto stesse.

 

Orbitopatia tiroidea

Orbitopatia tiroidea

 

L’orbitopatia tiroidea è una patologia caratterizzata da una serie di sintomi e segni strettamente collegati ad un disturbo della funzionalità tiroidee, nello specifico l’ipertiroidismo del morbo di Graves-Basedow.

 

Che cos’è l’orbitopatia tiroidea?

Le donne sono maggiormente colpite dall’orbitopatia tiroidea. Esse sviluppano più spesso rispetto agli uomini il processo infiammatorio autoimmune che provoca il rigonfiamento e la fibrosi dei tessuti molli dell’orbita. La severità della malattia è variabile e viene catalogata secondo le linee guida dell’EUGOGO (European Group on Graves Orbitopathy), mentre con l’utilizzo del CAS (Clinacal Activity Score) si fissano il grado di attività della patologia e le modalità terapeutiche.

 

Quali sono le cause dell’orbitopatia tiroidea?

A provocare la malattia è un processo autoimmune ad oggi non ancora completamente conosciuto, se non che la sua origine è nella tiroide.

 

Quali sono i sintomi dell’orbitopatia tiroidea?

Sintomi dell’orbitopatia tiroidea sono eritemi, il rigonfiamento e la retrazione palpebrale, rossore e bruciore oculare, occhio sporgente, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, rarità dell’ammiccamento. A volte l’orbitopatia tiroidea è associata a difficoltà e dolore nei movimenti dell’occhio, soprattutto rivolgendo lo sguardo verso l’alto. Altri sintomi da prendere in considerazione sono visione doppia, alterazione nella visione dei colori e diminuzione dell’acuità visiva nei casi di neuropatia ottica da compressione.

 

Diagnosi

La diagnosi è clinica, seguita da esami di laboratorio e radiologici e prevede:

Cv in caso si sospetti la compressione del nervo ottico

Visita ortottica per lo studio delle modificazioni della motilità oculare

Imaginig radiologico: TAC cranio/orbite e RMN (valutazione rapporto plesso/muscolo)

Consulto multidisciplinare con specialisti endocrinologi e otorinolaringoiatri

 

Trattamenti

La terapia iniziale indispensabile è il trattamento della patologia alla tiroide.

In fase attiva della malattia sono utilizzati:

Steroidi, anche in accostamento alla radioterapia, per il loro effetto antinfiammatorio e immunosoppressivo;

Altri farmaci immunosoppressivi.

 

In fase non attiva della malattia, è consigliata una terapia chirurgica con:

  • Decompressione orbitaria, adatta soprattutto nelle forme più severe che potrebbero pregiudicare irreversibilmente la vista e se c’è compressione del nervo ottico. La decompressione permette di accrescere lo spazio della cavità orbitaria.
  • Chirurgia muscolare per migliorare il possibile strabismo che sdoppia le immagini.
  • Chirurgia palpebrale per diminuire la retrazione della palpebra.

 

Prevenzione

Terapia della patologia tiroidea

Astensione dal fumo

Orzaiolo

Orzaiolo

 

L’orzaiolo è causato dalla degenerazione con formazione di pus (necrosi suppurativa) delle ghiandole associate ad un follicolo pilifero ciliare.

 

Che cos’è l’orzaiolo?

L’orzaiolo si presenta come una formazione purulenta individuata alla radice di un ciglio. Se è coinvolta una ghiandola di Zeiss (cioè un tipo di ghiandola atta a produrre grasso associato alle ciglia) l’orzaiolo si forma sul bordo esterno della palpebra. Se, invece, è coinvolta una ghiandola del Meibomio (cioè un tipo di ghiandola che produce la componente lipidica delle lacrime) l’orzaiolo si forma sul bordo interno della palpebra.

 

Quali sono le cause dell’orzaiolo?

In generale l’orzaiolo è causato da infezioni batteriche della famiglia degli stafilococchi. Frequentemente si presenta come una complicazione di una blefarite stafilococcica.

 

Quali sono i sintomi dell’orzaiolo?

I sintomi caratteristici dell’orzaiolo sono il dolore della palpebra, l’infiammazione e il rigonfiamento del bordo palpebrale.

 

Diagnosi

La diagnosi dell’orzaiolo si basa unicamente su una visita oculistica. Il medico deve necessariamente andare ad escludere la presenza di un calazio o di una cisti del bordo palpebrale.

 

Trattamenti

La terapia medica dell’orzaiolo consiste nella somministrazione di colliri antibiotici, dopo accurata pulizia del bordo oculare con prodotti specifici. Attualmente è preferito l’utilizzo di un antibiotico macrolide.

Per evitare la propagazione dell’infezione alle zone circostanti, l’orzaiolo non deve essere schiacciato o bucato con aghi per farne fuoriuscire il pus.

Se persiste deve essere trattato come un calazio (con asportazione).

 

Prevenzione

La migliore strategia per prevenirne la comparsa è toccarsi gli occhi solo con mani pulite e curare l’igiene degli occhi, trattando adeguatamente la blefarite.

Ossimetazolina

Ossimetazolina

 

L’ossimetazolina viene utilizzata per alleviare la congestione nasale causata da raffreddori, allergie e sinusiti.

Che cos’è l’ossimetazolina?

L’ossimetazolina agisce restringendo i vasi sanguigni. In questo modo allevia il gonfiore e la congestione della mucosa nasale, facilita l’eliminazione del muco e migliora la respirazione.

Come si assume l’ossimetazolina?

In genere l’ossimetazolina viene somministrata per via nasale, sotto forma di soluzioni anche spray.

Effetti collaterali dell’ossimetazolina

L’ossimetazolina può influenzare i livelli di zuccheri nel sangue. Inoltre il suo uso frequente o a lungo termine può peggiorare la congestione nasale o favorirne la ricomparsa.

Fra gli altri suoi possibili effetti avversi sono inclusi:

  • aumento delle scariche nasali
  • starnuti
  • dolori pungenti
  • bruciore momentaneo

È importante contattare subito un medico in caso di:

  • rash cutaneo
  • orticaria
  • difficoltà respiratorie
  • senso di oppressione al petto
  • gonfiore di bocca, volto, labbra o lingua

Controindicazioni e avvertenze

L’ossimetazolina è controindicata in caso di assunzione di furazolidone o MAO inibitori.

Prima di assumerla è importante informare il medico:

  • di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze
  • dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, citando in particolare antidepressivi triciclici, furazolidone, MAO inibitori e bromocriptina
  • se si soffre (o si ha sofferto) di pressione alta, ipertrofia della prostata, diabete, ipertiroidismo o malattie cardiache
  • se si fa uso di droghe, in particolare di cocaina
  • in caso di gravidanza o allattamento

Il trattamento non deve proseguire per più di 3 giorni, a meno di diversa indicazione da parte del medico.

Inoltre lo spray non deve essere condiviso con altre persone a causa del possibile rischio di diffusione dell’infezione.

Osteoporosi

Osteoporosi

 

L’osteoporosi è una malattia che colpisce le ossa, provocandone una maggiore fragilità e quindi un aumentato rischio di fratture. Tali lesioni possono avvenire in seguito a traumi lievi (ossia che non provocherebbero fratture in un osso sano) o anche in assenza di traumi evidenti (fratture da fragilità).

Si possono distinguere due forme principali di osteoporosi: una “primaria” (95% dei casi) che colpisce le donne in menopausa o gli anziani, e una “secondaria” (5% dei casi) che colpisce persone affette da altre malattie o che assumono farmaci che modificano negativamente il metabolismo osseo.

Il rischio di osteoporosi primaria aumenta con l’età, infatti è considerata una malattia comune che interessa il 30% delle donne sopra i cinquant’anni. L’osteoporosi è la causa principale di fratture nelle donne dopo la menopausa e negli anziani. Le ossa più frequentemente interessate da frattura sono il femore, le vertebre e l’articolazione del polso. Nel caso invece dell’osteoporosi secondaria vengono colpite persone di ogni età, anche bambini e adolescenti.

 

Quali sono le cause dell’osteoporosi?

L’osso è un tessuto formato principalmente da due tipi di cellule: gli “osteoblasti” che depositano materiale osseo e gli “osteoclasti” che invece lo degradano. L’osteoporosi si sviluppa quando le due popolazioni cellulari non sono più in equilibrio e quindi non viene prodotto abbastanza osso nuovo per sostituire quello già presente o quando ne viene riassorbito troppo oppure se si verificano entrambe le condizioni.

Nella menopausa aumenta il rischio di sviluppare osteoporosi perché diminuisce la produzione degli estrogeni, i principali ormoni femminili che giocano un ruolo importante nel rimodellamento osseo.

Altre cause di riduzione della massa ossea sono per esempio l’inattività (es. essere forzati a letto per lunghi periodi), alcuni farmaci (come i corticosteroidi e gli inibitori dell’aromatasi utilizzati per il tumore al seno), malattie renali e anoressia.

Inoltre una dieta povera di calcio e vitamina D è un fattore di rischio per osteoporosi perché il calcio è un minerale fondamentale per la formazione dell’osso e viene assorbito con più efficacia se i livelli di Vitamina D sono adeguati.

 

Quali sono i sintomi dell’osteoporosi?

L’osteoporosi è una malattia silente e l’esordio dei sintomi coincide con la comparsa di una frattura da fragilità. In caso di frattura vertebrale generalmente si avverte improvvisa comparsa di intenso dolore alla schiena. Con il susseguirsi delle fratture vertebrali si può andare incontro a diminuzione dell’altezza e deformazioni della colonna, che possono anche determinare difficoltà respiratorie e digestive.

 

Diagnosi

La diagnosi di osteoporosi si basa in primo luogo sull’esecuzione della densitometria ossea (DEXA o MOC), un esame che permette di calcolare la densità minerale ossea. Le aree generalmente valutate sono la colonna lombare e il femore. I dati ricavati vengono poi confrontati con quelli attesi, per poi esprimere un valore numerico chiamato “Tscore”. Se questo valore si discosta oltre un certo grado dal valore di normalità della popolazione sana (<-2.5), si può sospettare una diagnosi di osteoporosi.

La diagnosi e la connotazione del tipo e della severità dell’osteoporosi andranno confermate mediante ulteriori indagini:

-cliniche: attenta valutazione del paziente mediante raccolta di informazioni relative alla storia medica e attraverso visita medica;

-esami di laboratorio: alcuni esami del sangue e delle urine (calcio, fosforo, calciuria nelle 24 ore, fosfaturia nelle 24 ore, fosfatasi alcalina ossea, paratormone, osteocalcina, 25-OH vitamina D) permettono di valutare lo stato di salute del metabolismo dell’osso e di escludere cause secondarie di osteoporosi ed altre patologie osteopenizzanti;

-strumentali: la radiografia o la risonanza magnetica della colonna vertebrale possono essere utili per diagnosticare e datare le fratture vertebrali ossia per valutare se si tratta di lesioni recenti oppure pregresse.

 

Trattamenti

La terapia dell’osteoporosi si basa su:

-corretto stile di vita: attività fisica regolare, evitare fumo e abuso di bevande alcoliche.

-integrazione di calcio: il calcio è presente soprattutto in latte e derivati, ma l’apporto quotidiano varia con l’età e può essere necessario integrarne l’assunzione con supplementi.

-integrazione di vitamina D: la vitamina D viene prodotta nella cute con l’esposizione al sole e quindi la produzione aumenta nei mesi estivi, ma questo può non bastare e richiedere la supplementazione in caso di livelli inadeguati.

-farmaci contro il riassorbimento osseo: sono rappresentati in primo luogo dai “bisfosfonati” che agiscono inibendo gli osteoclasti per impedire la degradazione ossea. I bisfosfonati con indicazione per il trattamento dell’osteoporosi includono l’alendronato, il risedronato, l’ibandronato, lo zoledronato e il clodronato. Tali farmaci possono essere somministrati attraverso varie vie (orale, intramuscolare, endovenosa) con cadenza settimanale, mensile oppure anche annuale (nel caso dello zoledronato).

Altri farmaci più recentemente sviluppati e utilizzati nelle forme più severe di osteoporosi sono:

-teriparatide: è un analogo del paratormone, che agisce favorendo la deposizione di materiale osseo;

-denosumab: è un anticorpo monoclonale diretto contro una molecola che si chiama RANKL, che agisce bloccando l’attivazione degli osteoclasti.

In casi selezionati si possono inoltre utilizzare il raloxifene (modulatore selettivo dei recettori per gli estrogeni) o il ranelato di stronzio.

In caso di frattura da fragilità a livello vertebrale è necessaria in primo luogo una terapia anti-dolorifica e l’utilizzo di un bustino ortopedico, ma in caso di ritardato consolidamento della frattura o di dolore incoercibile può essere indicata una valutazione neurochirurgica per eventuale intervento di vertebroplastica o cifoplastica.

Humanitas ritiene che lo studio e la conoscenza dell’osteoporosi sia fondamentale e a questo proposito ha creato percorsi dedicati alla malattia e studi di ricerca in laboratorio per approfondirne i meccanismi.

L’ unità operativa di Reumatologia di Humanitas è centro prescrittore di tutti i farmaci utilizzati nell’osteoporosi. Sono già istituiti ambulatori dedicati alle malattie osteometaboliche e uno, in collaborazione con l’Oncologia, per seguire da questo punto di vista  le donne con tumore al seno a rischio di osteoporosi.

Humanitas è anche molto attenta alla ricerca. L’UO di Reumatologia, infatti, partecipa attivamente a studi clinici sui nuovi farmaci per il trattamento dell’osteoporosi.

 

Prevenzione

Si pensa, erroneamente, che  l’osteoporosi sia un naturale processo di invecchiamento e che pertanto non sia possibile prevenirla.

Nella realtà, invece, una forma di prevenzione è possibile: nelle persone che già presentano una riduzione della densità ossea è possibile rallentarne la progressione e ridurre conseguentemente il rischio di fratture.

 

 

Ouabaina

Ouabaina

 

L’ouabaina è utilizzata nel trattamento di alcuni disturbi cardiaci, in particolare aritmie, fibrillazione atriale e scompenso.

Che cos’è l’Ouabaina?

L’ouabaina influenza l’attività elettrica del cuore aumentando i livelli di sodio e di calcio nelle cellule. Questo permette al cuore di aumentare la forza delle proprie contrazioni muscolari.

Come si assume l’Ouabaina?

Nella maggior parte dei casi si assume per via endovenosa, raramente per via orale.

Effetti collaterali dell’Ouabaina

Fra i possibili effetti avversi dell’ouabaina sono inclusi:

  • nausea
  • vomito
  • irregolarità del polso
  • blocco cardiaco

È importante contattare subito un medico in caso di:

  • rash cutaneo
  • prurito
  • gonfiore a volto, lingua o gola
  • difficoltà respiratorie

Complicazioni e avvertenze

Prima di un trattamento con ouabaina è importante informare il medico:

  • di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali, ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza
  • dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, in particolare furosemide
  • se si soffre (o si ha sofferto) di blocco cardiaco, problemi alla valvola aortica, miocardite acuta, cardiomiopatie, pericardite o cuore polmonare
  • in caso di gravidanza o allattamento

Oxandrolone

Oxandrolone

 

L’oxandrolone viene utilizzato per promuovere l’aumento di peso. In genere viene prescritto a fronte di un dimagrimento associato a un intervento chirurgico, a infezioni ricorrenti, a gravi traumi o a ragioni ignote.

Trova inoltre impiego nel trattamento di alcuni effetti collaterali dell’assunzione a lungo termine di steroidi e per alleviare il dolore alle ossa associato all’artrosi.

Che cos’è l’oxandrolone?

L’oxandrolone è un anabolizzante. Agisce favorendo la sintesi di testosterone, promuovendo così l’aumento della massa muscolare.

Come si assume l’oxandrolone?

L’oxandrolone viene somministrato per via orale, sotto forma di compresse. In genere è inserito all’interno di trattamenti combinati con altri farmaci.

Effetti collaterali dell’oxandrolone

L’assunzione di oxandrolone può alterare la capacità di coagulazione del sangue e influenzare la glicemia.

Fra gli altri suoi possibili effetti avversi sono inclusi possibili disturbi del sonno.

È importante contattare subito un medico in caso di:

  • rash cutaneo
  • orticaria
  • difficoltà respiratorie
  • senso di oppressione al petto
  • gonfiore di bocca, volto, labbra o lingua
  • acne
  • alterazione del desiderio sessuale
  • cambiamenti del colore della pelle
  • confusione
  • urine scure
  • tono della voce più profondo
  • irsutismo
  • raucedine
  • depressione
  • emorragie o lividi
  • ingrossamento dei genitali o delle mammelle
  • eccitabilità
  • erezioni frequenti o persistenti
  • aumento della minzione o della sete
  • battito cardiaco irregolare
  • perdita dell’appetito
  • irregolarità mestruali
  • cambiamenti d’umore o del comportamento
  • crampi o tic muscolari
  • nausea o vomito
  • mal di stomaco
  • gonfiore di caviglie o mani
  • stanchezza insolita
  • ittero

Controindicazioni e avvertenze

L’oxandrolone non deve essere assunto dagli uomini che hanno sofferto (o sospettano di soffrire) di tumori alla mammella o alla prostata, dalle donne affette da un tumore al seno associato a livelli elevati di calcio nel sangue, durante la gravidanza e in caso di nefrosi o di livelli elevati di calcio nel sangue.

Prima di assumerlo è importante informare il medico:

  • di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze
  • dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, citando in particolare anticoagulanti, carbamazepina, farmaci per il diabete, corticosteroidi e corticotropina
  • se si soffre (o si ha sofferto) di ipertrofia prostatica, malattie cardiache, vascolari, renali o epatiche o tumore al seno
  • in caso di gravidanza o allattamento

Se assunto a lungo o a dosi elevate l’oxandrolone può creare dipendenza. Inoltre l’interruzione improvvisa del trattamento può scatenare i sintomi di un’astinenza.

Oxcarbazepina

Oxcarbazepina

 

L’oxcarbazepina è utilizzata, da sola o in combinazione con altri farmaci, per trattare alcuni tipi di convulsioni associate all’epilessia.

Che cos’è l’Oxcarbazepina?

L’oxcarbazepina è un anticonvulsivante. Agisce a livello cerebrale riducendo impulsi nervosi anomali.

Come si assume l’ Oxcarbazepina?

L’oxcarbazepina viene somministrata per via orale, sia in formulazioni a rilascio immediato che in formulazioni a rilascio prolungato.

Effetti collaterali dell’ Oxcarbazepina

L’oxcarbazepina può scatenare una grave reazione cutanea nota come sindrome di Stevens-Johnson

Fra gli altri suoi possibili effetti avversi sono inclusi:

  • costipazione
  • diarrea
  • capogiri
  • sonnolenza
  • mal di testa
  • indigestione
  • lieve mal di stomaco
  • nausea
  • stanchezza
  • vomito

È importante contattare subito un medico in caso di:

  • rash cutaneo
  • prurito
  • gonfiore a volto, occhi, labbra, lingua o gola
  • difficoltà respiratorie o di deglutizione
  • senso di oppressione o dolore al petto
  • raucedine insolita
  • sangue nelle feci
  • riduzione della coordinazione
  • riduzione della minzione
  • difficoltà a concentrarsi o a parlare
  • problemi alla vista o movimenti involontari degli occhi
  • problemi al tatto
  • battito cardiaco accelerato, rallentato o irregolare
  • febbre, brividi o mal di gola
  • dolori, gonfiore o debolezza muscolari o articolari
  • disturbi psicologici nuovi o peggiorati
  • convulsioni nuove o peggiorate
  • epistassi
  • mal di stomaco forte o persistente
  • fiato corto
  • linfonodi ingrossati
  • problemi epatici
  • bassi livelli di sodio
  • tremori
  • problemi di insonnia
  • difficoltà a camminare
  • movimenti muscolari incontrollati
  • lividi o emorragie
  • stanchezza o debolezza eccessive

Avvertenze

L’oxcarbazepina può compromettere le capacità di guidare o di manovrare macchinari pericolosi. Questo effetto collaterale può essere aggravato dall’alcol o dall’assunzione di altri medicinali.

Il farmaco può inoltre ridurre l’efficacia dei contraccettivi orali e aumentare la sensibilità della pelle al sole.

Prima di un trattamento con oxcarbazepina è importante informare il medico:

  • di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali (in particolare alla carbamazepina), ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza
  • dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, in particolare inibitori della proteasi dell’HIV, MAO inibitori, quetiapina, antidepressivi triciclici, carbamazepina, acido valproico, idantoine, fenobarbital, aripiprazolo, inibitori dell’aromatasi, ciclosporina, epotiloni, felodipina, contraccettivi ormonali, inibitori della chinasi, maraviroc, NNRTI e tramadolo

Oxibato sodico

Oxibato sodico

 

S’impiega per trattare la cataplessia e per contenere il senso di sonnolenza diurna in chi soffre di narcolessia.

 

Che cos’è l’Oxibato sodico?

Si tratta di un agente depressivo del sistema nervoso centrale.

 

Come si assume l’Oxibato sodico?

Viene solitamente somministrato per via orale. L’assunzione deve avvenire a stomaco vuoto – almeno 2 ore dopo un pasto – preferibilmente quando si è già coricati. L’azione può difatti essere molto rapida. Dopo la prima dose ne deve essere assunta una seconda, tra le due ore e mezza e quattro ore più tardi.

 

Effetti collaterali dell’Oxibato sodico

Il suo improprio impiego può causare convulsioni, problemi respiratori, perdita di coscienza e addirittura decessi.

Se utilizzato correttamente può comunque rallentare o bloccare la respirazione. Può altresì essere associato ad effetti indesiderati come:

capogiri

tremori vari

bagnare il letto

senso di nausea

conati di vomito

scariche di diarrea

 

È importante rivolgersi immediatamente ad un medico in caso di:

rash

prurito

sintomi depressivi

stato di agitazione

pensieri insoliti o spiacevoli

istinti suicidi

gonfiore a volto, occhi, labbra, lingua o gola

difficoltà a respirare o deglutire

senso di pesantezza o oppressione al petto

allucinazioni

grave confusione

sintomi convulsivi

sonnambulismo

strani comportamenti notturni

 

Avvertenze

Nel corso della cura con oxibato sodico non bisogna assumere alcolici o medicinali per dormire poichè la combinazione potrebbe essere letale.

È inoltre raccomandabile evitare medicinali che possono causare sonnolenza o rallentare la frequenza del respiro (ad esempio farmaci contro le allergie, miorilassanti, narcotici, anticonvulsivanti o psicofarmaci).

E’ infine sconsigliato a chi soffre di carenza di succinico semialdeide deidrogenasi; in caso di malattie cardiache, ipertensione o disturbi renali durante la cura potrebbe invece essere necessario seguire una dieta a basso contenuto di sale.

Prima di impiegarla è sempre importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, ad altri medicinali, ad alimenti o a qualsiasi altra sostanza

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (in particolare divalproex sodico, miorilassanti, anticonvulsivanti, medicinali contro le allergie, narcotici, sedativi e psicofarmaci)

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di disturbi cardiaci, pressione alta, depressione o malattie psichiatriche, problemi respiratori, apnee del sonno, malattie renali o epatiche

se si russa

se si ha un pregresso di alcolismo o di abuso di droghe

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Il suo impiego non deve essere mai interrotto improvvisamente o senza previo consulto medico.

È un farmaco che può causare dipendenza.

Oximetolone

Oximetolone

 

S’impiega in particolar modo per trattare alcune forme di anemia.

 

Che cos’è l’oximetolone?

E’ un androgeno che agisce aumentando la produzione di eritropoietina (sostanza che – a sua volta – porta a un aumento della produzione di globuli rossi).

 

Come si assume l’oximetolone?

Si somministra via bocca, sotto forma di compresse.

 

Effetti collaterali dell’oximetolone

Può interagire con la glicemia e con alcuni test di laboratorio, inclusi quelli per valutare il funzionamento della tiroide. In alcune circostanze può altresì influenzare il tasso di crescita di bambini e adolescenti.

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

calvizie

alterazioni del desiderio sessuale

generale malessere fisico

mal di testa

strane sensazioni epidermiche

acne

stato d’ansia

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

noduli o dolore

gonfiore a braccia o gambe

stato d’insonnia

difficoltà di minzione

lividi o emorragie

conati di vomito

aumento di peso corporeo

ittero

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

ingrossamento delle mammelle

alterazioni del ciclo mestruale

cambiamenti al colore della pelle

voce più profonda

erezioni frequenti o persistenti

raucedine

sbalzi d’umore o problemi del comportamento

irsutismo

senso di nausea

 

Controindicazioni e avvertenze

Ne è controindicato l’utilizzo durante la gravidanza, in presenza di tumori alla prostata o alla mammella ed in caso di gravi problemi renali o epatici.

Prima di assumerlo è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato, citando in particolare insulina, anticoagulanti, carbamazepina e oxifenbutazone

se si soffre (o si è sofferto nel pregresso) di diabete, elevati livelli di calcio nel sangue, ipertrofia prostatica, problemi cardiaci, renali o epatici

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

Pagello

Pagello

 

Che cos’è il pagello?

Il pagello, noto anche come pagello fragolino, è un pesce che appartiene alla Famiglia degli Sparidi. Si presenta con un profilo ovale e un muso a punta ed è lungo tra i 20 e i 50 centimetri; il peso degli esemplari adulti più grandi può arrivare ad una media di 400 grammi. Il suo nome deriva dal colore delle squame, che vanno dal rosa al rosso chiaro, presentando anche molte sfumature. Vive nel Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico e lo si può trovare anche nel Mar Nero, sebbene più raramente. In Italia è molto diffuso al largo della Sicilia. Il nome scientifico è Pagellus centrodontus.

 

Che proprietà nutrizionali ha il pagello?

100 grammi di pagello fragolino apportano 101 Calorie suddivise in 83% di proteine e 17% di lipidi

In particolare 100 grammi di pagello fragolino contengono:

79 g di acqua

21 g di proteine

1,9 g di lipidi

35 mg di colesterolo

690 mg di potassio

4,3 mg di ferro

34 mg di calcio

22 mg di magnesio

1,6 mg di zinco

0,4 mg di rame

tracce di vitamina C

 

Possibili effetti collaterali del pagello

A oggi non esiste nota di eventuali interazioni tra il consumo di pagello fragolino e l’assunzione di farmaci o altre sostanze.

 

Stagionalità del pagello

La pesca del pagello fragolino viene effettuata in tutti i mesi dell’anno. È particolarmente diffusa al largo della Sicilia.

 

Possibili benefici e controindicazioni del pagello

Le carni del pagello fragolino non hanno molti grassi (101 Calorie per 100 grammi di prodotto), per cui risultano adatte ad essere inserite nei regimi alimentari ipocalorici o di chi soffre di colesterolo alto. Nel pagello sono contenute molte proteine dall’alto valore biologico (21 grammi ogni 100 grammi) e dunque il suo consumo è particolarmente indicato per l’alimentazione di bambini e anziani.

L’elevato contenuto di potassio (minerale indispensabile all’organismo umano per mantenere il bilancio idrico e la pressione sanguigna nella norma, per regolare l’eccitabilità neuromuscolare e la ritmicità del cuore) e di ferro (essenziale per una corretta ossigenazione di tutti i tessuti dell’organismo) caratterizzano questo pesce dal punto di vista del contenuto minerale, insieme soprattutto al calcio e al magnesio.

È necessario prestare attenzione al consumo del pagello da parte dei soggetti allergici a questo pesce o con predisposizione per questo tipo di patologia.

 

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Paliperidone

Paliperidone

 

Viene utilizzato per il trattamento della schizofrenia e del disturbo schizoaffettivo.

 

Che cos’è il paliperidone?

E’ un antipsicotico atipico il cui esatto meccanismo di funzionamento non è noto; si ritiene comunque che influenzi alcune molecole a livello cerebrale.

 

Come si assume il paliperidone?

Può essere somministrato vi a bocca o mediante iniezioni intramuscolari.

 

Effetti collaterali del paliperidone

Può aumentare il rischio di colpi di calore, di aumento di peso, di sindrome neurolettica maligna, di movimenti muscolari incontrollati, di erezioni dolorose o prolungate. Può altresì alzare la glicemia e i livelli di prolattina nel sangue nonchè ridurre le capacità dell’organismo di combattere le infezioni. Nei soggetti anziani affetti da demenza aumenta anche il rischio di ictus.

 

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati si possono includere:

sensazione di testa leggera

lieve dolore, gonfiore o arrossamento al sito di iniezione

lievi fastidi o dolori allo stomaco

stato di debolezza

costipazione

scariche di diarrea

capogiri

senso di nausea

irrequietezza

stato di insonnia

conati di vomito

sensazione di sonnolenza

fauci secche

mal di testa

 

È importante rivolgersi subito ad un medico in caso di:

rash

orticaria

difficoltà a respirare

senso di pesantezza, oppressione o dolore al petto

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

aumento della produzione della saliva o perdita di saliva dalla bocca

sudorazione in aumento

crampi, dolore, debolezza o rigidità a livello muscolare

nuovi sbalzi d’umore o del comportamento o peggioramento di quelli preesistenti

debolezza a un singolo lato del corpo

sintomi convulsivi

mal di stomaco o costipazione gravi o persistenti

capogiri, sonnolenza o mal di testa forti o persistenti

fiato corto

insolita raucedine

pensieri strani

cambiamenti nel comportamento

stato di confusione

minzione ridotta

svenimenti

battito rallentato, accelerato o irregolare

febbre, brividi o persistente mal di gola

difficoltà a parlare

istinti suicidi

gonfiore a mani, caviglie o piedi

tremori

emorragie o lividi

strani movimenti degli occhi

problemi visivi

difficoltà a concentrarsi

difficoltà a deglutire

difficoltà a urinare o a controllare la minzione

difficoltà a stare fermi, a camminare o a stare in piedi

incontrollati movimenti muscolari

 

Controindicazioni e avvertenze

Può essere controindicato in presenza di problemi ai reni o se si è affetti da battito cardiaco irregolare. Non deve essere inoltre assunto in combinazione con alcuni antiaritmici, alcuni antipsicotici, citalopram, metoclopramide, nilotinib, asenapina, alcuni antibiotici, tetrabenazina e qualsiasi farmaco che può causare un prolungamento dell’intervallo QT.

 

Prima dell’assunzione è importante rendere edotto il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco (in particolare al risperidone), ad alimenti o ad altre sostanze.

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in passato (citando in particolare lo stesso paliperdione, risperidone o altri antipsicotici).

se si soffre (o si è sofferto in pregresso) di discinesia tardiva, sindrome di Reye, diabete o iperglicemia, Parkinson, Alzheimer o altre forme di demenza, problemi all’esofago, potassio o magnesio bassi nel sangue, prolattina alta, tumori, ipovolemia, capogiri, svenimenti, convulsioni, problemi cardiaci o ai vasi sanguigni, globuli bianchi bassi, livelli ematici elevati di colesterolo o trigliceridi, pressione alta, problemi ai reni, al fegato o gastrointestinali, fibrosi cistica, aspirazione e sindrome neurolettica maligna

in caso di anomali elettrocardiogrammi

in presenza di rischio di cancro al seno

in caso di disidratazione

se si sta curando l’ipertensione

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

in caso di infarto

in caso di ictus o attacco ischemico transitorio

in caso di istinti suicidi

in caso di abuso o dipendenza da alcol

in caso di grave sovrappeso

in caso di anamnesi familiare con casi di diabete

Durante il trattamento è consigliabile assumere molti fluidi.

Il suo utilizzo può compromettere le capacità di guida e manovra di macchinari pericolosi; questo effetto può essere aggravato dal consumo di alcol e dall’assunzione di alcuni farmaci. Inoltre l’alcol, il caldo, l’attività fisica e la febbre possono aumentare i capogiri indotti da questo medicinale; per questo motivo è opportuno alzarsi con cautela – soprattutto al mattino – e sedersi ai primi segnali di comparsa di problemi di questo tipo.

È importante far sapere a medici, chirurghi e dentisti che si sta utilizzando questo farmaco.

Pancrelipasi

Pancrelipasi

 

S’impiega per migliorare la digestione nel caso di problemi al pancreas associati a malattie come la fibrosi cistica.

 

Che cos’è la pancrelipasi?

E’ una miscela di enzimi digestivi che aiuta l’organismo a digerire le proteine, l’amido e i grassi.

 

Come si assume la pancrelipasi?

Viene somministrata via bocca.

 

Effetti collaterali della pancrelipasi

Può aumentare il rischio di colonpatia fibrosa e di contrarre infezioni virali. Può altresì influenzare il livello di zucchero nel sangue.

 

Fra gli altri suoi possibili effetti indesiderati sono inclusi:

lieve diarrea

senso di nausea

crampi o dolori allo stomaco

conati di vomito

stato di costipazione

meteorismo

 

È raccomandabile contattare subito un medico in caso di:

gonfiore a bocca, volto, labbra o lingua

irritazione al cavo orale

articolazioni gonfie o dolenti

diarrea, feci molli o costipazione gravi o persistenti

vomito, nausea o mal di stomaco forti o insoliti

gonfiore allo stomaco

rash

orticaria

prurito

difficoltà a respirare

senso di pesantezza o oppressione al petto

 

Controindicazioni e avvertenze

Prima di assumere questo farmaco è importante informare il medico:

circa la presenza di eventuali allergie al principio attivo, ai suoi eccipienti, a qualsiasi altro farmaco, ad alimenti o ad altre sostanze

dei medicinali, dei fitoterapici e degli integratori già assunti in pregresso

se si soffre (o si è sofferto in passato) di problemi al pancreas, allo stomaco o all’intestino, di gotta o di livelli elevati di acido urico, problemi renali, iperglicemia o diabete

in caso di donne gravide o in fase di allattamento

in caso di difficoltà a deglutire capsule o compresse

in caso di interventi chirurgici