Human Papilloma Virus (HPV): una tra le infezioni a trasmissione sessuale con incidenza più alta che coinvolge sia donne che uomini anche di giovane età, a partire dai primi rapporti sessuali.

Secondo le recenti stime, infatti, la maggior parte delle persone sessualmente attive viene a contatto almeno una volta nella vita con un virus da HPV.

Inoltre, a partire dagli anni ‘80 numerosi studi scientifici hanno chiaramente dimostrato il rapporto causale tra l’HPV e le lesioni neoplastiche e preneoplastiche della cervice uterina, comunemente note come cancro del collo dell’utero.

Che cos’è l’infezione da HPV?

L’HPV comprende una famiglia di virus e fino ad oggi sono stati identificati circa 120 genotipi diversi, classificati in HPV a “basso rischio”, responsabili di lesioni genitali benigne come le verruche genitali o i condilomi ano-genitali e, ad “alto rischio” associati, invece, alle lesioni pre e tumorali del collo dell’utero, ed a quelle che coinvolgono sia il tratto ano-genitale (come il carcinoma di pene, vulva, vagina, ano), che quello extra genitale (cavità orale, faringe, laringe).

Per questa ragione, si parla di neoplasie HPV-correlate che coinvolgono non solo le donne ma anche gli uomini.

Quali sono le cause dell’infezione da HPV?

I fattori di rischio per il cancro del collo uterino sono associati alle abitudini sessuali di una donna quali, la precocità d’inizio dei rapporti (sotto i 18 anni di età), il numero di partner ed il fumo di sigaretta che, provocando un abbassamento delle difese immunitarie, determina una persistenza dell’HPV.

Come viene diagnosticata l’HPV?

In molti casi l’infezione non provoca sintomi o malattie, è transitoria con possibilità di regressione in un periodo compreso tra 12 e 24 mesi. “Tuttavia, può accadere che una piccola frazione di queste infezioni persista o evolvaverso una lesione preneoplastica – spiega il dott. Nazario Cassaro, chirurgo ginecologo presso Humanitas Centro Catanese di Oncologia– che, se non diagnosticata preventivamente e poi correttamente curata, può determinare l’insorgenza di forme tumorali.”

La prevenzione

È possibile fare prevenzione nei confronti dell’HPV? Si, attraverso la diagnosi precoce che, secondo i nuovi programmi di screening, si effettua con il test HPV che oggi ha sostituito quello del Pap test. “È stato dimostrato, infatti – prosegue il dott. Cassaro – che per le donne di età superiore ai 30 anni, il test HPV è più efficace del Pap test poiché in grado di identificare con maggior anticipo il rischio di sviluppare questa malattia”. La presenza di un test positivo all’HPV non equivale ad affermare che la donna svilupperà con certezza il cancro del collo dell’utero, ma consente al medico di individuare quelle pazienti che dovranno essere sottoposte a controlli più frequentemente, allo scopo di diagnosticare per tempo una lesione tumorale.

Le più recenti linee guida nazionali ed internazionali prevedono, inoltre, che, nel caso in cui il test HPV è positivo per i tipi ad “alto rischio”, occorre procedere con l’esecuzione del Pap-test e, in presenza di un riscontro di cellule atipiche, prescrivere l’esame di colposcopia. La colposcopia è un test di “secondo livello” dopo il Pap-test e l’HPV-test, oggi considerati di “primo livello”. L’esame viene effettuato tramite uno strumento ottico esterno, il colposcopio, che illumina ed ingrandisce da 6 a 40 volte la cervice uterina. Lo specialista, durante l’esame, valuterà l’opportunità di prelevare piccoli frammenti di tessutoper eseguire una biopsia.

I possibili trattamenti per la cura dell’HPV

Cosa fare se diagnosticata una neoplasia? “Nel corso degli anni c’è stato un sensibile cambiamento nell’iter terapeutico delle lesioni preneoplastiche– afferma il dott. Cassaro. Fino a metà del secolo scorso il trattamento consisteva in un intervento di isterectomia; mentre oggi, in presenza di una lesione preneoplastica si esegue un trattamento conservativomediante laserterapia o chirurgico consistente nell’asportazione di una piccola porzione di collo malato, con lo scopo di mantenere l’integrità anatomica e le capacità riproduttive della donna.In presenza, invece, di una lesione neoplasticainfiltrante, il trattamento è ancora radicale e prevede l’isterectomia con asportazione dei parametri e dei linfonodi della regione pelvica”.