Il tumore del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno per incidenza e mortalità. Si presenta sempre più frequentemente dopo i 50 anni in entrambi sessi e, nella maggior parte dei casi, deriva dalla trasformazione di polipi del colon, che da lesioni benigne della mucosa dell’intestino evolvono, in un periodo lungo dai 7 ai 15 anni, in neoplasie (prevalentemente asintomatiche).

La prevenzione e la diagnosi precoce  permettono di attuare trattamenti chirurgici e farmacologici sempre più efficaci, consentendo in molti casi una guarigione o una qualità di vita residua soddisfacente.

Prevenzione: l’importanza della familiarità

Per la diagnosi precoce è importante individuare i soggetti che hanno un maggior rischio di contrarre la malattia, al fine di indirizzarli a indagini diagnostiche specifiche che consentano di realizzare così una prevenzione secondaria: “Oltre all’età (50 – 75 anni) – spiega il prof. Giacomo Bonanno, Responsabile del Servizio di Gastroenterologia di Humanitas Centro Catanese di Oncologia – un aspetto importante nella prevenzione di questi tumori è la familiarità; se  uno o più componenti sono stati affetti da tumori del colon-retto il rischio di ammalarsi è maggiore, circa il doppio rispetto alla popolazione generale. Le ricerche genetiche continuano ad ampliare le conoscenze per l’individuazione dei soggetti a rischio ai quali andrà posta una maggiore attenzione per la diagnosi precoce”. Avendo questa neoplasia tempi lunghi di evoluzione, spesso asintomatici, sono state identificate metodiche diagnostiche che permettono di riconoscerla in una fase precoce: la ricerca del sangue occulto nelle feci, la rettosigmoidoscopia, la colonscopia, la colonscopia virtuale e la video-capsula del colon.

Il programma di screening del colon-retto è indirizzato a uomini e donne dai 50 ai 69 anni di età, si basa inizialmente su un intervento di prevenzione attiva mediante il test di ricerca di sangue occulto nelle feci che consente di individuare anche tracce di sangue non visibili a occhio nudo. La positività della ricerca del sangue occulto nelle feci indica la necessità di realizzare le altre indagini diagnostiche permettendo, in tal modo, di identificare fino al 25% circa dei cancri del colon-retto. E’ importante non sottovalutare però eventuali disturbi che possono manifestarsi, anche dopo un esame di screening normale, quali anemizzazione, stipsi o diarrea, calo ponderale, presenza di sangue visibile nelle feci: in questi casi è necessario parlarne con il proprio medico di famiglia che saprà scegliere la corretta condotta diagnostica da seguire.

La colonscopia

Nel caso di positività all’esame del sangue occulto nelle feci si effettua una colonscopia, oggi considerata la metodica più utile per porre diagnosi di tumore del colon, grazie all’esplorazione di tutto il colon: “La colonscopia – spiega il prof. Bonanno – ha una elevata accuratezza diagnostica ed un ruolo terapeutico in quanto permette di rimuovere i polipi del colon anche di dimensioni elevate. Il progressivo sviluppo della strumentazione, la crescita dell’esperienza degli operatori e l’utilizzo sempre maggiore, in molte unità operative, della sedazione superficiale e profonda rendono la colonscopia meglio accettata dai pazienti, che affrontano l’esame con maggiore serenità”.

Una valida alternativa alla colonscopia può essere rappresentata dalla colonscopia virtuale, realizzata tramite l’elaborazione, con un programma specifico, dei dati ottenuti da una TAC dell’addome. Questa metodica offre al paziente un esame con minore invasività della colonscopia tradizionale, senza sedazione, con risultati di accuratezza diagnostica approssimativamente sovrapponibili; necessita, comunque, della stessa preparazione intestinale e, qualora vengano visualizzati polipi o neoformazioni, si rende indispensabile l’esame endoscopico tradizionale per rimuovere i polipi o per eseguire delle biopsie finalizzate alla tipizzazione istologica della lesione riscontrata.

Grazie ai programmi di screening – conclude il prof. Bonanno – in Italia si è assistito nel 2016 ad una riduzione dell’incidenza dei tumori del colon-retto, testimoniando l’impatto positivo che hanno la prevenzione secondaria e la diagnosi precoce nell’interrompere la sequenza adenoma (polipo)-cancro.  I medici di famiglia hanno un ruolo fondamentale sia per stimolare i pazienti ad aderire ai programmi di screening sia per individuare tutte le situazioni cliniche che necessitano una valutazione diagnostica differente da adattare”.

L’importanza dell’alimentazione

Diversi studi hanno dimostrato che una dieta ricca di grassi animali e povera di fibre è associata a un aumento dei tumori del colon-retto, mentre diete ricche di fibre, con un alto consumo di frutta e vegetali, sembrano avere un ruolo protettivo. Per tale motivo vengono sviluppati, sempre più frequentemente, programmi di educazione alla salute con l’obiettivo di incoraggiare l’uso di diete ricche di frutta e verdura al fine di attuare una prevenzione primaria.